sabato 21 luglio 2012
ACQUA BENE COMUNE: HANNO VINTO LA DEMOCRAZIA E IL POPOLO DEI REFERENDUM
Sinistra Ecologia Libertà
Circolo Bellaciao Assisi
Comunicato stampa
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La Corte costituzionale ha bocciato l'articolo 4 della cosiddetta Manovra di Ferragosto 2011,
accogliendo il ricorso della Regione Puglia, fortemente voluto da Nichi Vendola e Sinistra
Ecologia Libertà.
Nessuna privatizzazione di acqua e servizi pubblici locali. La Corte Costituzionale salva il
Referendum dello scorso giugno. Lo fa dichiarando inammissibile l'articolo 4 del decreto legge
138 del 13 Agosto 2011 con il quale, il governo Berlusconi, aveva aggirato il risultato
referendario.
Salta quindi l'obbligo di cessione e messa a gara di tutti i servizi pubblici locali.
E' una grande vittoria per Sinistra Ecologia Libertà che in questi mesi insieme ai movimenti per
la difesa dei beni comuni è stata sempre in prima linea, non solo nella campagna referendaria ma
anche all'interno delle diverse amministrazioni locali per fermare le “scellerate” politiche
sulle privatizzazioni.
E' una grande vittoria soprattutto per tutto " il popolo dell'acqua " che anche ad Assisi,
Bastia Umbra, Bettona, Cannara aveva partecipato in maniera molto determinata e vincente prima
alla fase della raccolta delle firme e poi alla campagna elettorale sui due referendum relativi
all'acqua pubblica come bene comune ottenendo anche in questi comuni risultati eccellenti sia in
termini di partecipazione attiva che di numeri.
La perseveranza della regione Puglia e del suo presidente Nichi Vendola nella battaglia
condotta, giorno dopo giorno, contro il tentativo di privatizzare i servizi pubblici
fondamentali per i cittadini e le comunità, ci ha dato ragione. Con questa sentenza, sono stati
cancellati gli interventi legislativi, in perfetta continuità e sintonia, prima del governo
Berlusconi e poi del governo Monti”.
Ma c’è di più : la sentenza della Corte Costituzionale si configura come un preavviso di
incostituzionalità dell’art 4 del decreto legge sulla spending review che mira a fissare gli
stessi identici limiti sulle società in house, contenuti nelle norme oggi abrogate.
Chiediamo adesso che il Parlamento ne prenda atto immediatamente, cancellando questo obbrobrio
dell’art 4 che ha oltretutto come unico effetto la disoccupazione per migliaia e migliaia di
lavoratori delle società in house.
Sabato 21 luglio 2012
I portavoce:
Alessandro Comi
E-mail: ale_comi@yahoo.it
Maurizio Tomassini:
E-mail: maurizio_tomassini@tin.it
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