sabato 7 aprile 2012

UN GOVERNO ACCECATO DALL'IDEOLOGIA



Di Francesco Ferrara,
Responsabile nazionale Organizzazione
Sinistra Ecologia Libertà

Le verità sulla soluzione del braccio di ferro sull’art. 18 la ha detta Mario Monti, con una brutalità e una franchezza che rivelano come per lui ci sia un solo consenso importante: quello delle banche e della finanza europea, certo non quello del popolo che governa. La verità è che, nella versione finale della controriforma dell’art. 18, a essere stata reintegrata è solo la parola reintegro, ma spogliata di ogni significato concreto: almeno questo al partito che gli permette con notevole sacrificio di restare a palazzo Chigi Monti non poteva negarlo. Nella sostanza non è stato reintegrato proprio niente.
Soprattutto non saranno reintegrati i lavoratori licenziati con motivazioni economiche. O meglio lo saranno, però, come spiega il legislatore medesimo, solo in casi “molto estremi e molto improbabili”. E’ il de profundis per l’art.18 e per i diritti dei lavoratori, che nessun governo, neppure quelli guidati da Silvio Berlusconi, aveva mai attaccato così frontalmente e a fondo.
Questa offesa alla dignità del lavoro e allo spirito della Costituzione italiana non sarebbe giustificabile neppure se sull’altro piatto della bilancia ci fossero davvero i risultati miracolosi per la crescita, lo sviluppo e l’occupazione promessi dal presidente del consiglio. Ma non è così. La libertà di licenziamento non porterà nuovo lavoro e non porterà nuovi investimenti. Non è certo la rigidità del lavoro che impedisce la ripresa economica un Paese nel quale il mercato del lavoro è già tra i più flessibili e i meno garantiti d’Europa.
Dopo quattro mesi di ricette Monti, è ora di dire che non solo questa controriforma, ma anche quelle precedenti sono rimedi peggiori del male. Non solo non hanno aiutato e non aiuteranno la ripresa economica, ma da difficile che era la hanno resa impossibile.
Da un lato la tassazione dissennata e indiscriminata, gli aumenti incontrastati di beni essenziali, le mazzate inflitte a lavoratori e pensionati hanno depresso la domanda interna rendendo più grave e più radicata la recessione. Dall’altro la completa assenza di una politica industriale e una mancanza assoluta di prospettive strategiche rendono le prospettive di crescita una chimera e un miraggio.
Gli scioperi e le manifestazioni, a partire da quella unitaria del 12 aprile sui cosiddetti esodati, cioè su quei lavoratori lasciati dal governo in mezzo all’oceano senza neppure una canotto o un salvagente, non sono solo la sacrosanta e necessaria difesa di milioni di persone costrette a portare sulle loro spalle l’intero peso della crisi. La Cgil, la Fiom, a volte tutte le organizzazioni sindacali unite, le organizzazioni dei precari, i lavoratori che si muovono spontaneamente sono l’espressione della responsabilità di un popolo a fronte di una classe dirigente cieca e irresponsabile che sta affondando il Paese.
Più che con lo spirito pragmatico dei tecnici, i professori chiamati a governare senza neppure consultare la volontà popolare stanno affrontando la crisi con la cecità propria dell’ideologia, impugnando i dogmi rigoristi come se questo potesse bastare a esorcizzare i demoni della crisi, della disoccupazione arrivata intorno al 10% nelle stime ufficiali e oltre in quelle reali, di 12mila aziende chiuse perché strangolate dalla carenza di credito e dalla inesistenza di politiche industriali, dell’impoverimento di massa.
Quell’esorcismo non è servito e meno che mai servirà l’odiosa introduzione dei licenziamenti facili. Quel che servirebbe, una drastico cambio di marcia e di indirizzo, una vera e nuova politica industriale, questo governo non è in grado di farlo. Prima se ne va, prima la parola torna agli elettori, prima nasce un governo che sappia affrontare la crisi senza ideologie rigoriste, meglio sarà per questo Paese.

Francesco Ferrara,
Responsabile nazionale Organizzazione
Sinistra Ecologia Libertà

Sabato 7 aprile 2012

http://www.sinistraecologialiberta.it/articoli/un-governo-accecato-dallideologia/

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