
di Luigi Bori
Portavoce regionale Sinistra Ecologia Libertà
I dati recentemente pubblicati dai Rapporti 2009 Ceis e Censis registrano che i fondi destinati alla spesa sanitaria nazionale (8,7% del PIL) - il 76,5% erogata dal servizio pubblico, il resto dai privati – si attestano come i più bassi d’Europa. Contemporaneamente la crisi economica ha incrementato a dismisura il ricorso ai servizi sanitari pubblici: dal 2008 l'aumento è stato di oltre il 30%, con ulteriore aggravio delle liste d’attesa, e con almeno 5 milioni di persone che hanno avuto problemi di diversa entità nell’accesso alle cure; 2.600.000 famiglie sono state costrette a rinunciare alle cure per difficoltà economiche (e i “tagli” del Governo non erano ancora previsti!).
Il sistema sanitario pertanto rappresenta il banco di prova su cui si dovrà misurare la “politica”: non si potrà arretrare né sul versante della qualità dei servizi, né su quello dei principi – universalità, equità e solidarietà - da tempo messi comunque a dura prova.
I provvedimenti del Governo nazionale, tra l'altro, riducono drasticamente il numero degli addetti e di conseguenza minano la sopravvivenza del Servizio Sanitario pubblico (che pure ha i suoi meriti, ma anche diversi coni d’ombra).
La “politica” regionale ha annunciato una stagione di razionalizzazioni e (forse) anche di riforme, che però tardano a prendere forma sotto l’aspetto concreto delle scelte e delle azioni conseguenti.
Il Servizio Sanitario Regionale, nell'odierna e difficile fase economica e sociale, rischia di vedere fortemente messi in discussione i suoi attuali standard.
Per questo, come è proprio dei sistemi di welfare, (notoriamente nati in periodi di crisi), diventa urgente che la “politica” recuperi il suo ruolo di indirizzo e di scelte programmatiche, per uscire dagli alibi e dall’immobilismo, operare scelte e individuare soluzioni non più differibili.
E' necessario quindi mettere in cantiere azioni di “manutenzione straordinaria”, utilizzando quanto questa Regione già possiede in cultura dei servizi e di informazioni epidemiologiche.
Le sole valutazioni finanziarie, però, non possono determinare le scelte di politica sanitaria perché così si rischia di “desertificare” il campo dell’innovazione e del cambiamento necessari per rispondere ai bisogni di una società più povera, più vecchia e sempre più multietnica.
E’ dall’analisi di contesto che si deve ripartire per ribaltare le logiche fin qui prevalse nella gestione delle politiche della salute e pertanto occorre:
• ripensare il numero delle Aziende Sanitarie (ne basterebbe una sola!) uscendo dalle dinamiche anacronistiche di “campanile”, realizzando in concreto economie di scala che porterebbero risparmi e omogeneità di spesa e uniformità nel trattamento (anche retributivo) di tutto il personale;
• utilizzare le potenzialità dei CUP (Centro Unificato di Prenotazioni) per estenderlo alla gestione su scala regionale dell’offerta sanitaria e quindi accorciare le liste d'attesa e con la stessa logica procedere alla riorganizzazione del “servizio di 118”: operazioni urgenti e possibili, viste le dimensioni della regione;
• riprogettare le “reti” dei servizi, ospedalieri e territoriali, e i loro “buchi”, per colmarli e farne un sistema, magari unico di livello regionale. Non è più sostenibile gestire pazienti anziani e con pluri-patologie in ospedali progettati per alte specialità e degenze brevi, così come non è pensabile assisterli in strutture “protette” ma non adeguatamente attrezzate: deve essere rivisitata la concezione dell’ospedale tenendo conto del livello di assistenza necessario e superare il dibattito inconcludente “ospedali si”/“ospedali no”;
• prendere una pausa di riflessione per valutare attentamente le tante carenze di posti letto nei vari ospedali prima di avviare cantieri per la costruzione di nuovi;
• potenziare i servizi territoriali e l'assistenza domiciliare (come avviene nei Paesi evoluti del Nord Europa) ed investire sui servizi per la prevenzione e la cura delle malattie mentali e dei Sert, perché la crisi inesorabilmente fa aumentare il disagio sociale in tutte le sue manifestazioni e i cittadini hanno un maggior bisogno di risposte: l'Umbria non può arretrare ulteriormente e non può rinnegare la sua storia e la sua cultura che ne avevano costituito un modello di riferimento nazionale;
• analizzare le prestazioni per la salute effettuate dai cittadini umbri in altre regioni d’Italia (“mobilità passiva”), per poter trarre le informazioni utili a riorganizzare e allestire i servizi carenti, avendo presente (a tutela dei cittadini stessi), che alcune discipline o prestazioni di altissima complessità non possono essere offerte da tutti i Servizi Sanitari Regionali;
• interrompere il ricorso alle consulenze e ai contratti a operatori sanitari in pensione (soprattutto medici) che continuano a gravare sui bilanci pubblici in presenza di un elevato numero di personale precario (senza che siano stati individuati percorsi di stabilizzazione, contrariamente a quanto deliberato da altre Regioni);
• bloccare il dispendioso pagamento di canoni di affitto a privati là dove esistono sedi pubbliche disponibili;
• rivedere il rapporto col “privato”, compreso quello “intramoenia”. Bisogna procedere a valutarne la reale “convenienza” per ricontrattare la natura dei rapporti, i volumi e i tetti di attività, in funzione dei fabbisogni del sistema sanitario, nel rispetto dei diritti irrinunciabili dei lavoratori e degli utenti, della sicurezza e della qualità delle prestazioni;
• pensare concretamente a procedure di reinternalizzazione, per servizi di carattere assistenziale, appaltati attualmente a cooperative private.
La crisi economica continuerà nel medio periodo a mettere a rischio la tenuta del Sistema Sanitario: da oggi deve avviarsi, se si vuole davvero salvare il servizio pubblico, la fase della gestione austera delle risorse a disposizione, contraddistinta dal rigore consequenziale che legittimi l'attuale spesa complessiva di 140 milioni di euro al mese.
Sinistra Ecologia e Libertà dell'Umbria si impegna a sollecitare e sorvegliare l'operato della Giunta Regionale sulle problematiche sanitarie e comunica che è imminente la pubblicazione di un proprio “manifesto per la salute” - elaborato da un gruppo di professionisti sanitari - che verrà illustrato in una apposita conferenza stampa.
Perugia, 10 luglio 2010
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