giovedì 11 novembre 2010

LA CULTURA DELL'EMERGENZA E L'EMERGENZA DELLA CULTURA IN ITALIA. BONDI, I TAGLI E LA GESTIONE DEI BENI CULTURALI. DI FRANCESCA DIOSONO





Il crollo della Schola Armaturarum di Pompei, rimbalzato su tutti i giornali e le televisioni estere, ha messo in risalto una questione che già era dolorosamente sotto gli occhi degli addetti ai lavori e non solo: quella del collasso della condizione dei Beni Culturali in Italia. In realtà, il problema non si esaurisce ai fondi a disposizione, che sono sempre di meno; esso è strettamente collegato, e questo non va sottovalutato, al modello di gestione che il governo attuale privilegia. In questi lunghi anni di tagli alla cultura (compresi i settori della ricerca, della formazione e dell'istruzione), infatti, è stata fatta piazza pulita, per i Beni Culturali nel nostro paese, di risorse non solo economiche ma anche umane. E' difficile portare avanti la tutela del territorio con pochi soldi, ma è ancora più difficile se scarseggia il personale competente. Le Soprintendenze, con l'andare in pensione del personale al loro interno, si sono svuotate mentre il turn-over bloccato dai tagli non rendeva possibile un proporzionato ricambio con nuove figure professionali qualificate. Il territorio italiano, il suo paesaggio, la sua storia (che è la nostra storia) non sono adeguatamente tutelati, dunque, sia per la mancanza di finanziamenti che per quella dei funzionari necessari.

A questo problema, dal 2009 il ministro Bondi, in linea con il governo di cui è espressione, ha risposto con una soluzione sbrigativa e dirigista: i commissariamenti. Le Soprintendenze di Roma, Ostia-Porto e Pompei sono state affidate a commissari straordinari, identificati con i vertici nazionali della Protezione Civile. Di fatto, a Roma ed Ostia, nel marzo 2009, la Soprintendenza è stata esautorata e la responsabilità su tali aree archeologiche di importanza mondiale è stata affidata allo stesso Guido Bertolaso, il cui vice-commissario attuatore, Marco Corsini, altri non è che l’assessore all’urbanistica del Comune di Roma. Dal luglio 2009, a Bertolaso subentra Roberto Cecchi, sempre in qualità di commissario straordinario. Ora, tutti ricordiamo il crollo di alcuni soffitti della Domus Aurea avvenuto un anno dopo, nell'aprile 2010, e quello di un settore del Colosseo nel mese successivo. Contemporaneamente, grazie al ruolo del vice-commissario, la figura del controllore in campo urbanistico veniva fatta coincidere con quella del controllato, in un territorio dall'incomparabile ricchezza storico-archeologica ed ambientale, peraltro già assai danneggiato dall’abusivismo edilizio. Perché la gestione di Aree Archeologiche Monumentali di rilevanza mondiale è stata tolta all'ente competente sia dal punto di vista amministrativo che tecnico-professionale ed affidata alla Protezione Civile? Perchè ci si va preparando ad un nuovo tipo di gestione, molto più consona alla mentalità del nostro esecutivo: quella privata.

La stessa mentalità è stata messa in campo anche a Pompei. L'area archeologica vesuviana era stata posta nel 2008 sotto il controllo dell'ex prefetto di Napoli, Renato Profili, che si era dedicato ai seguenti ambiti: ripristino di fontane e bagni pubblici, un progetto per l'adozione dei cani randagi di Pompei, il controllo dell'abusivismo commerciale e professionale, appalti di aree demaniali e di servizi dentro gli Scavi. Nel 2009 a Pompei si insedia il Commissario Marcello Fiori, il vice di Bertolaso alla Protezione Civile. Nel curriculum di Fiori vi sono altri importanti incarichi: la pianificazione e l'organizzazione degli eventi del Giubileo, il coordinamento dell'emergenza rifiuti in Campania (!) ed il coordinamento dello spostamento del G8 dalla Maddalena all'Aquila (!!). Nell'aprile 2010 Bondi lodava l'operato di Fiori in relazione all'incremento di visitatori e di incassi per Pompei, nonostante il 23 gennaio una gru fosse già crollata sulla Domus dei Casti Amanti, provocando ingenti danni ad una struttura già compromessa. Il progetto di Bondi resta (come confermato anche oggi dai suoi comunicati stampa), alla fine del mandato di Fiori a dicembre 2010, quello di affidare Pompei alla gestione di una fondazione apposita: "una nuova forma di governance per la valorizzazione degli scavi con la collaborazione di privati ed enti locali...bisogna lasciare ai soprintendenti la tutela, mentre la gestione va assegnata a nuove figure gestionali."

Nel 1988 il costo per i lavori di messa in sicurezza dei 44 ettari dell’area archeologica fu stimato in 270 milioni, cifra che negli anni è stata via via decurtata. Da allora sono stati eseguiti solo il 30% degli interventi di manutenzione. La lentezza è stata imputata alla complessa burocrazia che gestisce l'affidamento degli appalti, motivo su cui si basa il commissariamento dell'area. Le attività dei commissari in questi tre anni, però, sono state piuttosto legate a questioni di ordine pubblico o ad attività di comunicazione e di promozione turistica. Ci si chiede quanto fossero necessarie tali attività, visto che Pompei è attualmente il secondo sito archeologico più visitato al mondo: 15 mila visitatori al giorno (di cui l’80% stranieri) con un introito di circa 20 milioni di euro l'anno. E' proprio la cifra elevata di guadagni che Pompei può procurare a rendere interessante la creazione di una fondazione pubblico-privata a gestirla.

Per il nostro governo, come più volte ribadito, la cultura è qualcosa di assolutamente inutile. Il panino con la Divina Commedia di Tremonti ("con la cultura non si mangia") ricorda da vicino la famosa frase "Quando sento parlare di cultura metto mano alla pistola" pronunciata da Goebbels in tempi più che sospetti. Dato che sono annunciati altri crolli, almeno a Pompei, ci si chiede cosa resterà da visitare ai turisti nei prossimi anni, nell'ambito di una gestione che privilegerebbe, certo, iniziative spettacolari (quali la ventilata ipotesi di una corsa di bighe per le strade romane) piuttosto che poco attraenti attività di manutenzione ordinaria.

Ma si sa, Pompei, Roma ed Ostia rappresentano l"archeologia ad alto reddito", quella che produce un importante ritorno economico, l'unica interessante agli occhi di Bondi e Tremonti, mentre le migliaia di aree archeologiche e musei sparsi per l'Italia non sono altro che spese inutili da tagliare. Il patrimonio storico-artistico è la risorsa più importante del nostro paese: la mancata consapevolezza di questo o l'interpretazione di tale patrimonio come di un bene che deve necessariamente produrre profitto è un problema politico e culturale insieme. L'art. 9 della nostra Costituzione recita che il valore della tutela del patrimonio culturale è sovraordinato ad ogni altro interesse, anche economico, ma sappiamo quanto questo governo apprezzi la nostra Costituzione...

La carenza cronica di risorse e di personale scientifico qualificato in un paese con una densità archeologica tra le più alte del mondo si deve alle scelte di questo governo (e di quelli precedenti), come d'altronde l'origine dello stato di emergenza in cui versa la cultura italiana si deve ad una precisa volontà politica. Ad esse il ministro Bondi (non potendo o volendo salvare il suo Ministero dai tagli di risorse economiche) ha finto di porre riparo con strumenti straordinari quali i commissariamenti.

La cultura non è un'emergenza, lo diventa se la si considera un peso morto e non un'opportunità di sviluppo. Ai Beni Culturali italiani non servono interventi straordinari: serve programmazione, la possibilità di pianificare un piano di interventi organico sul lungo periodo, sapendo di poter fare affidamento su risorse adeguate. Un commissario straordinario, soprattutto se la sua è una nomina politica e non tecnica, non può avere né la competenza né la capacità di spendere velocemente e bene le risorse a sua disposizione. Occorrono, invece, piani finanziari adeguati a lungo termine, tali da permettere una buona gestione ordinaria, non gestioni straordinarie, di stampo politico, prive di progettualità e di competenze. Dal collasso in cui ci troviamo si esce solo con una politica di investimenti nella cultura, nella formazione e nella ricerca come quella che caratterizza gli altri paesi europei. Il decreto-legge 112 del luglio 2008 già ha previsto un taglio ai Beni Culturali per oltre un miliardo e 200 milioni di euro nel triennio. Ora, se consideriamo le esigenze di tutela e gestione di un patrimonio vasto come il nostro, il finanziamento previsto nell'ultima finanziaria per il Mibac è ridicolo: 1,5 miliardi di euro, corrispondente allo 0,21% del bilancio dello stato.

Per protestare contro l'ennesimo,irresponsabile taglio e fornire uno sguardo sulle sue naturali conseguenze, Federculture ed Anci, con il sostegno del FAI, hanno promosso per il 12 novembre una giornata di mobilitazione nazionale "Porte chiuse, luci accese sulla cultura". Musei, biblioteche, siti archeologici, luoghi di spettacolo in tutta Italia resteranno chiusi (in alcuni casi apriranno in ritardo oppure prevederanno l'ingresso gratuito), per denunciare le conseguenze che la finanziaria avrà sul settore già a partire dal prossimo anno e per riaffermare il diritto alla cultura. La condizione degli enti culturali in Italia è tale che oltre c'è solo la chiusura, è materialmente impossibile andare avanti.

L´irresponsabile taglio dei finanziamenti è dunque una causa primaria di questi e altri crolli, ma non è la sola. Invece di affrontare i problemi e trovare per essi nuove risorse, il Ministero si è rifugiato nelle miracolose mani della Protezione Civile e nel vagheggiamento di capitali e gestioni privati, senza ammettere il collegamento elementare fra il taglio delle risorse e il crescere dei problemi, senza rimediare alla drammatica carenza di personale ed avallando un sistema basato su incuria e conflitto di interessi.

Ministro Bondi, non si può stare a guardare mentre tagliano il ramo su cui si è seduti e poi meravigliarsi quando si cade insieme ad esso. E con Pompei sta crollando ormai tutta la cultura italiana.



Francesca Diosono

portavoce comunale Sinistra Ecologia Liberta di Perugia

Giovedi 11 novembre 2010


==========================================
SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'PERUGIA

Via Leonardo da Vinci n. 5, 06121, Perugia.
Tel: 075.33187

http://sinistraelibertapg.blogspot.com/

http://www.selumbria.org/

selumbria@gmail.com
==========================================

Nessun commento:

Posta un commento