sabato 1 maggio 2010

PRIMO MAGGIO 2010: RICOMINCIARE DAL LAVORO PER RICOSTRUIRE L'ALTERNATVA




Questo anno a Maggio si celebra il quarantennale dello Statuto dei lavoratori mentre il Governo Berlusconi continua la sua opera di capovolgimento del diritto del lavoro e di destrutturazione dei contratti collettivi. Lo Statuto fu il compimento di una stagione di lotte per affermare la dignità del lavoro e dei lavoratori e aveva l’ambizione di riequlibrare la disparità di poteri all’interno del conflitto capitale-lavoro.

I datori di lavoro lo hanno sempre considerato un vincolo eccessivo per le imprese ed ora il ministro Sacconi si appresta a proporne una nuova stesura sotto il titolo di “Statuto dei lavori”. In questi anni di neo-liberismo il lavoro è stato sempre più trattato come una merce e sempre meno considerato strumento di progresso sociale oltre che economico: il passaggio da lavoratori a “lavori” indica proprio come l’impegno, la creatività e la fatica umana siano lontani dall’orizzonte politico del Governo.

Invece, se si vuole contrastare il dilagare della precarietà e qualificare il nostro tessuto produttivo, bisogna ripartire dal concetto costituzionale del lavoro come strumento della dignità e libertà della persona. Perciò anche in tempo di crisi economica e di perdita di posti di lavoro dobbiamo tendere ad un progetto di piena occupazione e ribaltare l’idea che sia possibile aumentare l’occupazione solo abbassando il costo del lavoro, cioè riducendo diritti e salario fino a configurare non solo nuove forme di sfruttamento ma vere e proprie forme di lavoro servile.

Quando i salari sono così bassi da non essere “sufficienti ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa” (art. 36 della Costituzione), quando ai lavoratori si richiede una totale disponibilità agli interessi d’impresa, quando il lavoro nero cresce persino nei settori del lavoro intellettuale, è evidente che il nostro modello di sviluppo si è inceppato e alla crescita economica non corrisponde più l’espansione del benessere delle persone.

Per proporre un’alternativa a questa situazione bisogna restituire dignità al lavoro, ridistribuire le risorse disponibili in modo da investire di più nelle attività che creano occupazione, unificare i diritti lavoristici per impedire la concorrenza sulla riduzione delle tutele e dei salari. In altre parole bisogna uscire dall’accettazione acritica delle regole del mercato e recuperare il protagonismo individuale e collettivo dei lavoratori.

Solo così potremo vincere la nuova arroganza dei datori di lavoro e del centro-destra. In altri tempi non sarebbe stato possibile il ricatto di Marchionne ai lavoratori di Pomigliano: “o accettate 18 turni e 80 ore obbligatorie di straordinario o porto altrove la produzione”. Neppure sarebbe stato possibile immaginare una legge come il DL 1167b che, con lo scopo di ridurre il rischio di contenzioso per l’impresa, toglie al lavoratore il diritto di ricorrere al giudice del lavoro esponendolo così all’arbitrio degli imprenditori.

Tutto questo è frutto della svalorizzazione del lavoro, alla quale non bisogna rassegnarsi. Proprio la vicenda del DL 1167b dimostra che, quando la mobilitazione dei lavoratori, del sindacato, dei partiti, dei mezzi di informazione rivela all’attenzione pubblica le possibili conseguenze delle proposte legislative ( in questo caso l’aggiramento dell’art.18 contro i licenziamenti senza giusta causa), è possibile ostacolare la riduzione dei diritti e la mercificazione delle prestazioni lavorative.

Per costruire un’alternativa al degrado civile, sociale e politico del nostro Paese bisogna ripartire da qui e dall’affermazione di condizioni di lavoro che non distruggano la dignità, il tempo e la vita stessa delle persone.

Il 1 Maggio ha per noi questo significato. Con questo spirito saremo a Rosarno e in tutte le piazze dove si celebrerà la Festa del Lavoro.

Betty Leone

Segreteria Nazionale
Sinistra Ecologia Libertà

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