sabato 18 dicembre 2010

C'E' UN'ITALIA MIGLIORE. RACCONTACELA TU.


PARTE LA CAMPAGNA PER VENDOLA PREMIER

Pronto l'assalto al web con un sito nuovo di zecca. Gli utenti invitati a proporre gli slogan per far diventare il presidente pugliese il candidato del centrosinistra

di MATTEO PUCCIARELLI

ROMA - E' ufficialmente ripartita la macchina elettorale che ha permesso a Nichi Vendola di vincere due volte in Puglia, alle primarie del centrosinistra e poi alle Regionali pugliesi. Anche se stavolta l'ambizione è molto più alta: diventare il candidato premier del centrosinistra e poi, magari, battere Berlusconi. La campagna per "Vendola presidente" è cominciata ufficialmente lunedì: un sito tutto nuovo, ceunitaliamigliore.it 1 e affissioni di manifesti nelle città italiane.
Internet prima di tutto - Il web è sempre stato e sarà ancor di più il campo di battaglia prediletto per il presidente di Sinistra Ecologia e Libertà. A partire da Facebook, dove Vendola è il leader politico italiano più amato con oltre 350mila fan. E dove puntualmente, quattro-cinque volte al giorno, Vendola scrive le sue impressioni su politica e dintorni ("penso che..."), allega articoli di giornale e posta foto. Un modo per intercettare soprattutto i più giovani e - cosa non da poco - a costo zero.
Le parole d'ordine - Lo slogan che fa da battistrada alla campagna è "C'è un'Italia migliore". Gli altri leitmotiv saranno proprio gli utenti di internet a proporli e poi a sceglierli, su nichivendola.it 2. "C’è qualcuno - è scritto sul sito di Sinistra e Libertà - che crede nelle bacchette magiche, c’è qualcuno che pensa alla rivoluzione, c’è chi, sconfortato, si è già arreso da tempo. E invece noi sappiamo che basta saperla trovare, basta darle fiducia, basta aiutarla ad alzare la testa, ma per fortuna, un’Italia migliore c’è. C’è un’Italia migliore sui tetti delle università, nelle aule delle scuole pubbliche, accanto a una culla, in coda a un supermercato, in un laboratorio di ricerca male illuminato, in una piazza piena di persone e di speranze, in case di fortuna, nelle librerie, nel lavoro quotidiano di tante associazioni, persino nei bar". Insomma, "c’è un’Italia migliore fatta di cittadini che hanno preferito la fatica dell’onestà al comfort della furbizia. I temi della campagna saranno: più lavoro e meno precarietà, no al nucleare e sì alle energie rinnovabili, per l'acqua pubblica, più fondi per la ricerca e per la cultura.
L'ascesa di Sel - Il momento politico per lanciarsi ufficialmente in una campagna semi-elettorale non è scelto a caso. I sondaggi danno Sel in crescita, tra il 6 e l'8%, secondo partito del centrosinistra dopo il Pd. Con l'Idv scavalcata di poco. Un mese fa c'è stata la vittoria alle primarie milanesi del candidato "benedetto" da Vendola, Giuliano Pisapia.
Le altre primarie - Nel frattempo Sinistra e Libertà si è messa in moto per vincere altre due sfide interne al centrosinistra, quelle per il candidato sindaco di Bologna e di Napoli. Nel capoluogo emiliano c'è la cattolica di sinistra Amelia Frascaroli, prodiana doc e molto attiva nell'associazionismo. Mentre in quello campano il presidente pugliese punta sull'ex magistrato Libero Mancuso. In entrambi i casi - così come avvenne con lo stesso Vendola e poi con Pisapia - scelte che hanno preso in contropiede i vertici locali del Pd, incapaci di trovare un nome che mettesse tutti d'accordo.

15 dicembre 2010

La Repubblica

http://www.repubblica.it/politica/2010/12/15/news/c_un_italia_migliore_parte_la_campagna_per_vendola_premier-10237066/?ref=HRER2-1


VENDOLA: "TEMO CHE IL PD VADA VERSO IL TERZO POLO"


Ho paura che, tradotta in italiano, questa riformulazione un pò confusa della strategia di Bersani significhi annessione del Pd al terzo polo». Per Nichi Vendola, leader di Sel, la svolta del segretario del Pd è «il trionfo della pura astrattezza. Siamo alla metafisica della tattica». «Non ho alcuna contrarietà ad allargare al centro - dice Vendola in un'intervista al Corriere della Sera - ma è difficile immaginare che si continui a ripetere una intenzione o una petizione di principio, quando il punto è la disponibilità degli altri». «Voglio discutere con i moderati - prosegue - ma voglio anche evitare che la sinistra si consegni a mani alzate, come una resa definitiva». «Non posso credere che noi di Sinistra ecologia e libertà e il Pd non andremo insieme, spero che ci ritroveremo tutti quanti al taglio del nastro del cantiere dell'alternativa», auspica il governatore della Puglia. Sullo scioglimento del Sel nel Pd, caldeggiato dall'ex coordinatore dei democratici Bettini, «preferisco assaporare una carota che prendere una bastonata in testa, tuttavia - sottolinea - è un pò difficile per me essere di volta in volta cibo per qualche Conte Ugolino della sinistra, oppure oggetto di un veloce reclutamento nelle file del Pd». Nell'intervista Vendola torna a criticare la posizione di Bersani sulle primarie. «Sono diventate come le lampadine di Natale: si accendono e si spengono a corrente alternata perchè fanno un pò paura, contengono una potenza antioligarchica», dice. «Le primarie sono un elemento costitutivo dell'essere centrosinistra. Se le cancellano non fanno uno sgarbo a me, spezzano un legame cruciale con il popolo, e non mi pare che sia il sentimento maggioritario tra gli elettori». La sinistra, denuncia, «è crepata già mille volte per aver barattato l'orizzonte dell'alternativa con gli sgabelli dell'alternanza». Vendola esprime stima nei confronti di Casini. Tuttavia, aggiunge, «la Dc era un'altra cosa. Un minimo di fierezza laica non è mancanza di rispetto nei confronti della Chiesa».

BERSANI: "NON INSEGUIAMO CASINI" «Chi parla di inseguimenti di Casini contro Vendola e di altri simili arzigogoli politicisti non ha capito un tubo». Lo puntualizza il segretario del Pd Pier Luigi Bersani in un colloquio con 'L'Unita«. »L'emergenza politica riguarda tutti -aggiunge- le forze del centrosinistra e le forze del centro che si sono collocate all'opposizione, le forze sociali. Noi ci rivolgiamo a tutte queste forze, poi ciascuna valuterà. Vogliamo chiudere i conti col berlusconismo e con questa democrazia plebiscitaria e populista o sostituire il berlusconismo con qualcosa che magari gli somiglia?« Quanto alle primarie, »c'è un programma su cui si forma una coalizione e poi è la coalizione a decidere sulle primarie. Non è che i partiti della coalizione accettano preliminarmente le primarie. Accettano il programma, com'è logico che sia. Poi c'è -ben distinta- la questione di come il Pd in quanto tale affronta il tema delle primarie nelle diverse situazioni amministrative. Ci sono cose da corregere proprio per salvagurdare le primarie e non snaturarle. Ma -conclude Bersani- questo è un tema che riguarda il Pd«.

VENDOLA: "STOP AL BERLUSCONISMO ANCHE A SINISTRA" «Non bisogna liberarsi da Berlusconi: bisogna liberarsi dal berlusconismo che è a destra, è al centro ed è anche a sinistra». Lo ha detto oggi a Venezia Nichi Vendola, invitato da Sinistra Ecologia e Libertà. Per Vendola il berlusconismo è «una malattia che scorre nelle vene della società italiana». «Se non siamo in grado di mettere in campo una grande innovazione politica e culturale - ha sottolineato Vendola - non credo saremo in grado di viver il passaggio d'epoca che è di fronte ai nostri occhi con la forza per costruire una vittoria vera». «Vincere non significa guadagnare uno sgabello, una poltrona: significa voltar pagina nel paese della precarietà e della paura - ha concluso - non credo solo che questo sia possibile, ma anche che sia necessario». Per il Coordinatore veneziano di Sinistra Ecologia e Libertà Giampietro Pizzo, che ha chiamato Vendola a Venezia «occorre cambiare strada perchè la politica che oggi ci governa è molto lontana dalla vita dei cittadini». Una giovane precaria che ha parlato all'inizio dei lavori ha invece sostenuto che «le categorie deboli cambieranno questo Paese»

"NO AD ALCHIMIE DI PALAZZO" «No alle alchimie di Palazzo», risponde in sostanza Nichi Vendola alle sollecitazioni della sua gente intervenendo Venezia. «Dobbiamo uscire fuori, all'aperto: fa freddo, ed è un freddo particolarmente gelido per le giovani generazioni, per il mondo del lavoro e della precarietà», replica a chi gli chiede in particolare cosa pensi della proposta di Di Pietro di correre assieme a Bersani. «Dobbiamo preoccuparci di riscaldare questo paese - prosegue - credo che le alleanze, le coalizioni, i programmi debbano essere un grande abbraccio con l'Italia che soffre, che lotta e che spera: tutto il resto a me pare alchimia di Palazzo». A chi gli chiede come giudichi un'alleanza equipollente alla finiana, Vendola risponde che «i soggetti sociali che da troppo tempo attendono il cambiamento prima o poi prenderanno per il bavero questo centrosinistra così timoroso di dio e degli uomini e gli grideranno forte, molto forte, di non aver paura, di fidarsi del popolo della sinistra e di mettere in campo non un piccolo modesto programma per la sopravvivenza, ma un grande racconto di cambiamento». «Non credo all'annessione nel terzo polo - aggiunge rispondendo ad una domanda specifica - penso che bisogna discutere con i centristi a partire dalla scomposizione di quei soggetti sociali a cui i moderati fanno riferimento». Più esplicito: «Il terzo polo supera la formula del centrosinistra, ho l'impressione che sia una semplice annessione nel terzo polo: io francamente - conclude Vendola - non mi vorrei far 'annetterè».(

L'imprenditoria italiana e la crisi




Nel corso di una conferenza organizzata dalla Fondazione Corriere della Sera, tenutasi il 16 Dicembre ed avente per argomento la "ri-specializzazione delle imprese", si sono espresse valutazioni a dir poco sconcertanti.

Secondo Roberto Colaninno, ad esempio, in questo paese "siamo diventati troppo ricchi, e forse non abbiamo più voglia di lavorare, perché pensiamo più ai diritti che non ai doveri". Il "disinvestimento dal lavoro", fotografato dal Censis, può essere curato soltanto con più lavoro, secondo gli intervenuti. "Dobbiamo lavorare di più", ha aggiunto Colaninno. Ma un po’ tutti gli interventi hanno ribattuto quelli che sono ormai gli stanchi "riti verbali" di una classe imprenditoriale, quella italiana, che ha ampiamente dimostrato di non aver più una visione innovatrice e, quel che è peggio, di non aver più idee sul futuro di questo paese, sulle dinamiche che dovrebbero portarci fuori da questa tremenda recessione.

Chi, infatti, dovrebbe lavorare di più? Forse gli operai italiani che già lavorano più di chiunque altro?

Sì, perché è noto, o quantomeno dovrebbe esserlo, che le ore lavorate in un anno dal lavoratore italiano ammontano a 1773, quindi una cifra assolutamente alta, ben superiore a quella della media europea (un lavoratore tedesco lavora mediamente 1390 ore all'anno), e addirittura superiore a quella dei "celebrati" lavoratori statunitensi e giapponesi, che raggiungono rispettivamente le cifre di 1768 e di 1714 ore lavorate annualmente (fonte: "OCSE"- 2009).

O forse gli imprenditori, per acquisire competitività, pensano di ridurre ancora i già magrissimi salari?

Perché questa è la sconcertante realtà: a fronte di un numero di ore lavorate estremamente alto, l'Italia registra una media salariale che ci pone, con 30.794 dollari pro-capite, agli ultimi posti in Europa, seguiti solo dal Portogallo e da alcuni paesi dell'est.

Dove risiede allora il "male oscuro" di quest'Italia, della sua scarsa produttività e della sua ancor più scarsa capacità di penetrazione dei mercati?

Esso risiede, certo, nella cronica mancanza di infrastrutture; nella mancanza di investimenti diretti alla ricerca e all'innovazione; nel dis-investimento che questo governo ha operato nei confronti della scuola. Ma anche, e forse soprattutto, nell'incapacità della nostra classe imprenditoriale di confrontarsi con la sfide che la globalizzazione le ha posto di fronte.

Quello che sta emergendo è l'impossibilità di far fronte al mercato globale solo affidandosi alle nicchie del cosiddetto "made in Italy": non è vendendo qualche "Ferrari" o qualche abito griffato ai nuovi ricchi del mondo che possiamo sperare di rilanciare la nostra economia. Non è confidando ciecamente nelle virtù di una classe imprenditoriale, la nostra, allevata a "pane e aiuti di stato" che possiamo sperare di ridefinire una struttura manifatturiera che sappia portarci fuori dalle "secche" di una produzione irrimediabilmente gravata dall'incapacità di rinnovarsi.

Ciò che occorre è dotarsi di una politica industriale degna di questo nome; ciò che occorre è una progettualità che può venire solo dalla guida (se lungimirante, ovviamente) dell'istituzione statuale. Ciò che occorre è, soprattutto, rifuggire dall'applicazione dogmatica dell'ideologia mercatista, che da sempre predica l'esclusione dello stato dalle dinamiche che reggono il mercato.

"Riappropriarsi dello stato", delle funzioni che ingenuamente credevamo di poter delegare al mercato. Riappropriarsi del "bene pubblico", e fare in modo che il bene pubblico (tipicamente espresso nel "servizio") funzioni bene. Riappropriarsi, più in generale, della propria umanità, troppe volte dimenticata in favore di una "scienza", quella economica, che scienza non può essere considerata.

Perché è solo "umanizzando" il mercato che possiamo sperare di vederne quei limiti intrinseci che l'ideologia non ci permette di vedere; che possiamo sperare di renderci nel concreto consapevoli che il lavoratore italiano lavora più di chiunque altro, e che guadagna meno di chiunque altro!

Perché, in fondo a tutto questo discorso, c'è il nostro aver scambiato per scienza quella che è solo una ideologia: l'economia del "libero mercato". L'alternativa a questa consapevolezza sono i discorsi da bar di un Roberto Colaninno qualsiasi, un uomo che qualcuno un giorno definì "capitano coraggioso".

Mauro Rossi (portavoce Sinistra Ecologia e Libertà Altotevere umbro)

lunedì 13 dicembre 2010

BASTIA UMBRA: CENTRI SOCIALI, SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' E' D'ACCORDO SULL'ELIMINAZIONE DELLE NEW SLOT


I centri sociali sono stati al centro della riunione del venerdì del circolo di Sinistra Ecologia Libertà ‘Sandro Pertini’. Durante il dibattito è emerso un sostanziale accordo con le scelte prese dall’amministrazione, ma anche alcune perplessità relative alla chiusura del centro sociale Mezzomiglio.

«Venerdì 10 dicembre si è riunito, come da appuntamento settimanale, il circolo SEL di Bastia Umbra , che ha visto la partecipazione di nuove persone simpatizzanti del nostro movimento.
Tra le varie tematiche affrontate, quella che ha avuto più rilevanza è stata quella incentrata sui centri sociali.
È emerso che questi, negli ultimi anni, sono andati perdendo parte della loro funzione principale di luogo con finalità aggregativa e culturale: ciò dovuto, in parte, sia alla mancanza di iniziative sia alla società che è mutata.
Sono da evidenziare e da tener conto il ruolo e l’importanza che i circoli hanno all’interno della nostra comunità, soprattutto in alcune località.L’amministrazione comunale dovrebbe porre più attenzione al loro operato, incentivando maggiormente quelli che si adoperano nell’organizzare eventi e attività per cui sono nati originariamente.
Ci troviamo d’accordo sull’ordinanza del sindaco relativamente al caso delle “new slot”, che sicuramente non sono attinenti alle finalità per cui nascono i centri sociali: queste, e non solo, stanno divenendo un piaga per la nostra comunità.Purtroppo il nostro governo ha “legalizzato” questi “giochi” che portano in dote effetti positivi per il bilancio statale (stimati quasi 7 miliardi nei primi 9 mesi del 2010), ma anche molto negativi per i bilanci familiari (si è finalmente iniziato a discutere di “ludopatie”).Riteniamo che sarebbe molto interessante valutare concretamente l’impatto economico che questo flusso di denaro sottrae alle economie tradizionali (tipo quelle della produzione).
Sul caso della chiusura del centro sociale di Mezzomiglio, condividiamo che il pagare un affitto per una struttura che, si spera, abbia utilità pluriennale come avvenuto sino ad oggi, è uno spreco ingente di denaro; tuttavia ci fa riflettere la sua chiusura, imposta nel giro di pochissimo tempo: riteniamo che sia stata una sorta di atto di forza, che dovrebbe essere valutato in merito alla modalità con cui è stata effettuato.
Sarebbe da prendere spunto da questo ultimo argomento per conoscere tutti i casi in cui il comune veste i panni dell’affittuario e valutare effettivamente la relativa convenienza che questa scelta porta alla collettività.»

da Stefano PaffariniPortavoce SEL Bastia Umbra

Martedi 14 dicembre 2010

http://www.vivereassisi.it/index.php?page=articolo&articolo_id=274192

“C’è un’Italia Migliore”. La campagna per Nichi Vendola Presidente.


C’è qualcuno che crede nelle bacchette magiche, c’è qualcuno che pensa alla rivoluzione, c’è chi, sconfortato, si è già arreso da tempo. E invece noi sappiamo che basta saperla trovare, basta darle fiducia, basta aiutarla ad alzare la testa, ma per fortuna, un’Italia migliore c’è.
C’è un’Italia migliore sui tetti delle università, nelle aule delle scuole pubbliche, accanto a una culla, in coda a un supermercato, in un laboratorio di ricerca male illuminato, in una piazza piena di persone e di speranze, in case di fortuna, nelle librerie, nel lavoro quotidiano di tante associazioni, persino nei bar.
C’è un’Italia migliore fatta di cittadini che hanno preferito la fatica dell’onestà al comfort della furbizia.

Da questa certezza nasce la campagna nazionale per Nichi Vendola Presidente, a partire da cinque temi fondamentali che però da soli non bastano a descrivere l’idea di Paese, di società, di modello di sviluppo che vorremmo. Per questo vi invitiamo ad una gara di creatività e di partecipazione: tra qualche giorno su nichivendola.it ognuno potrà proporre la sua idea e creare il suo slogan per contribuire, insieme a tante e a tanti, con passione e coraggio, a costruire un’Italia migliore.

SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
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ECCO LA CAMPAGNA
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http://www.ceunitaliamigliore.it/

http://www.sinistraeliberta.eu/vetrina/ce-unitalia-migliore-la-campagna-per-nichi-vendola-presidente

domenica 12 dicembre 2010

Vendola: "Le primarie sono un vulcano, impossibile fermarle"


«L’epoca del berlusconismo si chiude con il voto popolare,
prima c’è, meglio è per tutti»
RICCARDO BARENGHI

ROMA
Nichi Vendola non era in piazza col Pd ieri a Roma, ma nei discorsi tra manifestanti e dirigenti di lui si parlava spesso e volentieri: una sorta di convitato di pietra.

Come mai non è andato al corteo?
«Non esageriamo coi convitati... Non c’ero perché avrei introdotto un elemento da teatrino della politica, la mia presenza poteva apparire come una contrapposizione alla leadership del Pd. Però quella piazza rappresenta un presidio democratico fondamentale per il futuro del Paese. E’ il cuore popolare della domanda di alternativa al berlusconismo. E non lo dico certo come forma di galateo politico, ma perché ci credo profondamente».

Ma alla fine non sarà stata una manifestazione come tante, senza esito?
«Per le forze del centrosinistra ritrovare il proprio popolo è decisivo, anche la fisicità di una manifestazione è un’uscita di sicurezza rispetto alla tentazioni diaboliche di chiudersi dentro in rituali politicistici del Palazzo».

Sta alludendo a eventuali governi tecnici o di responsabilità nazionale nel caso di caduta di Berlusconi?
«Esattamente. Io penso che se cade Berlusconi si può, al massimo, dar vita a un governo che rifaccia quell’obbrobrio di legge elettorale. Ma certo non a un’alleanza tra destra e sinistra che si occupi di riforme economiche e sociali, visti i danni che su quel fronte ha provocato il berlusconismo. E il berlusconismo è il nemico da battere, anche senza Berlusconi».

Dunque, elezioni anticipate nel 2011?
«Oggi siamo sull’orlo di un precipizio, è urgente mettere in campo la prospettiva della salvezza per il Paese. L’Italia ha bisogno di un cambiamento radicale, un cambiamento che deve essere legittimato da una prova democratica. Quanto prima ci si congeda dal berlusconismo attraverso il popolo, meglio è per tutti gli italiani».

Prima delle elezioni dovrebbero però svolgersi le primarie del centrosinistra alle quali lei si è candidato con largo anticipo: lo sa che nel Pd sono sempre più forti le spinte per evitare questa prova del fuoco, visti anche i risultati di quelle pugliesi e milanesi?
«Sento anch’io in giro parecchi mal di pancia e preoccupazioni, ma non credo che questa stagione politica possa essere gestita con l’arma della furbizia. Anche la manifestazione di oggi ha un profumo di primarie. A me sembra evidente che le primarie siano ormai considerate da milioni di persone un modo per riappropriarsi della politica, moltissimi si sentono incoraggiati a venire verso il centrosinistra proprio grazie a questo strumento. Parlo degli operai che non vogliono tornare a relazioni industriali di tipo ottocentesco e che protestano sulle gru, di coloro che chiedono che la ricerca e la didattica non siano venduti come dentifrici e patate nei supermercati e salgono sui tetti, delle donne e dei giovani che pretendono più libertà, degli immigrati che chiedono cittadinanza. Le primarie sono l’incontro tra la politica e il Paese migliore».

Eppure si moltiplicano le pressioni per evitarle, forse hanno paura di lei.
«Sono poco interessato a cogliere tutti i mormorii della politica. Però penso che fermare le primarie, che peraltro sono state un fondamento per la vita del Pd, sarebbe come cercare di bloccare l’eruzione di un vulcano».

Da una metafora all’altra, lei ha detto che il suo partito, Sel, è un seme destinato a morire per far nascere qualcosa di più grande. Anche il Pd è un seme che dovrà morire con voi?
«Non voglio evocare immagini di morte ma di vita. Di vita per tutto il centrosinistra. E allora dico che la prospettiva di tutti noi dovrebbe essere quella di costruire il partito del futuro».

Secondo lei il progetto del Partito democratico è fallito?
«Non lo dico io ma lo dicono alcuni dirigenti di quello stesso partito. Io credo che l’orgoglio della propria comunità politica sia linfa vitale a condizione che non degeneri nella boria di partito. E questo insegnamento di Gramsci vale per i grandi e per i piccoli».

Morale della favola?
«La morale è che non dobbiamo discutere di se e come rifare il Pd, bensì di come e quando ricostruire il centrosinistra italiano. Il tema, ripeto, è il partito del futuro».

giovedì 9 dicembre 2010

" UFFICI E PUNTI D'INCONTRO IN CENTRO ". SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' INTERVIENE SU PIAZZA MAZZINI E DICE NO AI NEGOZI


BASTIA UMBRA – In tanti – iscritti,simpatizzanti, semplici cittadini- hanno partecipato all’assemblea settimanale del circolo di Sinistra,ecologia e libertà bastiolo.Nell’occasione si è discusso prevalentemente dell’ordine del giorno del consiglio comunale del 30 novembre scorso. Durante il consiglio,infatti, nella fase riservata all’assestamento generale al bilancio di previsione 2010, è emersa una disponibilità residua di 300 mila euro. Di tale somma, l’amministrazione ha pensato di destinarne la maggior parte pari a 200 mila euro) alla viabilità della città individuando due filoni di opere:la realizzazione di due rotatorie che permetteranno il collegamento diretto tra via Roma e via Firenze e la riapertura al traffico della parte nord di piazza Mazzini. Dicono da Sel: “Per quanto riguarda il primo punto, l’amministrazione incontra il nostro totale accordo,in quanto pensiamo sia fonte di snellimento del traffico cittadino.Invece – precisano da Sel – in relazione al secondo punto esprimiamo la nostra totale contrarietà:non troviamo condivisibile il nesso tra la riapertura al traffico della piazza con la possibilità di incrementare il commercio in questo luogo, come dichiarato dal sindaco Ansideri. Considerando che tale riapertura e la conseguente creazione di nuovi parcheggi a pagamento (ricordiamo che esiste a circa 100 metri quello gratuito delle Poste quasi inutilizzato) viene definita una ‘prova’ e che comporta un investimento economico non di secondo ordine, ci chiediamo se non sia meglio utilizzare questa disponibilità in azioni ben più concrete,soprattutto in questo momento di crisi economica. Secondo noi, le cause della chiusura di questi 7 esercizi, vanno ricercate in tutt’altre direzioni, ben lontane da quella indicata dall’amministrazione.Il fatto che piazza Mazzini non sia più un luogo frequentato dalle persone e dalle famiglie è un dato di fatto. Sarebbe magari più opportuno portare alcune funzioni pubbliche primarie in questo luogo, ripristinare le panchine, offire giochi per i più piccoli, riportare servizi comunali come la polizia municipale, la biblioteca,l’ufficio Anagrafe. La nostra città ha bisogno di spazi dove potersi incontrare e socializzare, dove portare i propri figli a fare delle passeggiate,non solo di negozi”

Il Corriere dell'Umbria

Giovedi 9 dicembre 2010

BASTIA: SEL, " SI ALLE ROTATORIE, MA LA PIAZZA RESTI AI PEDONI "


Nella serata di venerdì 3 dicembre si è tenuta l’assemblea settimanale del Circolo di Sinistra Ecologia e Libertà di Bastia Umbra, che ha visto una numerosa partecipazione di iscritti, simpatizzanti e cittadinanza; la riapertura al traffico di piazza Mazzini al centro del dibattito.

«Nell’occasione si è discusso prevalentemente dell’ordine del giorno del consiglio comunale tenutosi in data 30 bovembre. In tale consiglio, durante la disquisizione dell’assestamento generale al bilancio di previsione 2010, è emersa una disponibilità residua di €300.000.
Di tale somma, l’amministrazione ha pensato di destinarne la maggior parte (€200.000) alla viabilità della città, individuando 2 filoni di opere:
- la realizzazione di due rotatorie che permetteranno il collegamento diretto tra via Roma e via Firenze;- la riapertura al traffico della parte nord di Piazza Mazzini.
Per quanto riguarda il primo punto l’amministrazione incontra il nostro totale accordo, in quanto pensiamo sia fonte di snellimento del traffico cittadino (si evitano giri inutili degli autoveicoli intorno al centro storico con relativa diminuizione di inquinamento e di tempi di percorrenza).
Invece, in relazione al secondo punto, siamo ad affermare la nostra totale contrarietà.Premettendo che da decenni tutte le città tendono a preservare ed estendere le proprie zone pedonali nei centri storici, non troviamo condivisibile il nesso tra la riapertura al traffico della piazza con la possibilità di incrementare il commercio in questo luogo, come dichiarato dal sindaco Ansideri.
Considerando che tale riapertura e la conseguente creazione di nuovi parcheggi a pagamento (ricordiamo che esiste a circa 100 metri quello gratuito delle Poste, quasi inutilizzato) viene definita una “prova” e che tale comporta un investimento economico non di secondo ordine, ci chiediamo se non sia meglio utilizzare questa disponibilità in azioni ben più concrete, soprattutto in questo momento di crisi economica.
Secondo noi le cause della chiusura di questi 7 esercizi vanno ricercate in tutt’altre direzioni, ben lontane da quella indicata dalla corrente amministrazione.
Il fatto che piazza Mazzini non sia più un luogo frequentato dalle persone e dalle famiglie è un dato di fatto. Sarebbe magari più opportuno portare alcune funzioni pubbliche primarie in questo luogo, ripristinare le panchine, offire giochi per i più piccoli? In questo senso ci viene anche di suggerire al sindaco e all’amministrazione di pensare alla ridislocazione, in questo posto, dei servizi comunali come la polizia municipale, la biblioteca, l’ufficio anagrafe.
La nostra città ha bisogno di spazi dove potersi incontrare e socializzare, dove portare i propri figli a fare delle passeggiate, non solo di negozi».

da Stefano Paffarini
Portavoce SEL Bastia Umbra

Giovedi 9 dicembre 2010

lunedì 6 dicembre 2010

COMUNICATO STAMPA





SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'

CIRCOLO SANDRO PERTINI DI BASTIA UMBRA

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Venerdì 3 dicembre, si è tenuta l'assemblea settimanale del Circolo di Sinistra Ecologia e Libertà di Bastia Umbra che ha visto una numerosa partecipazione di iscritti, simpatizzanti e cittadinanza.

Nell'occasione si è discusso prevalentemente dell'ordine del giorno del Consiglio Comunale tenutosi in data 30 bovembre. In tale Consiglio, durante la disquisizione dell'Assestamento generale al Bilancio di Previsione 2010, è emersa una disponibilità residua di € 300.000.

Di tale somma, l'Amministrazione ha pensato di destinarne la maggior parte (€ 200.000) alla viabilità della città individuando 2 filoni di opere:

-La realizzazione di due rotatorie che permetteranno il collegamento diretto tra via Roma e via Firenze;

-La riapertura al traffico della parte nord di Piazza Mazzini.

Per quanto riguarda il primo punto, l'Amministrazione incontra il nostro totale accordo, in quanto pensiamo sia fonte di snellimento del traffico cittadino (si evitano giri inutili degli autoveicoli intorno al centro storico con relativa diminuizione di inquinamento e di tempi di percorrenza).

Invece, in relazione al secondo punto, siamo ad affermare la nostra totale contrarietà. Premettendo che da decenni tutte le città tendono a preservare ed estendere le proprie zone pedonali nei centri storici, non troviamo condivisibile il nesso tra la riapertura al traffico della Piazza con la possibilità di incrementare il commercio in questo luogo, come dichiarato dal Sindaco Ansideri.

Considerando che tale riapertura e la conseguente creazione di nuovi parcheggi a pagamento (ricordiamo che esiste a circa 100 metri quello gratuito delle Poste quasi inutilizzato) viene definita una “prova” e che tale comporta un investimento economico non di secondo ordine, ci chiediamo se non sia meglio utilizzare questa disponibilità in azioni ben più concrete, soprattutto in questo momento di crisi economica.

Secondo noi, le cause della chiusura di questi 7 esercizi, vanno ricercate in tutt'altre direzioni, ben lontane da quella indicata dalla corrente Amministrazione.

Il fatto che Piazza Mazzini non sia più un luogo frequentato dalle persone e dalle famiglie è un dato di fatto. Sarebbe magari più opportuno portare alcune funzioni pubbliche primarie in questo luogo, ripristinare le panchine, offire giochi per i più piccoli? In questo senso ci viene anche di suggerire al Sindaco ed all'Amministrazione, di pensare alla ridislocazione, in questo posto, dei servizi comunali come la Polizia Municipale, la Biblioteca, l'Ufficio Anagrafe.

La nostra città ha bisogno di spazi dove potersi incontrare e socializzare, dove portare i propri figli a fare delle passeggiate, non solo di negozi.


4 dicembre 2010


Il portavoce

Stefano Paffarini

venerdì 3 dicembre 2010

Eletto il Coordinamento provinciale di Perugia


In questo momento di grande confusione politica che aggrava la già difficile situazione economica e sociale, SEL continua a strutturarsi per aumentare la sua disponibilità nei confronti dei cittadini e delle forze sociali e per proporsi come alternativa credibile per una nuova Sinistra.

Per lavorare al meglio la sua organizzazione sta completando la formazione degli organi dirigenti e la Federazione di Perugia è giunta alla elezione del suo Coordinamento Provinciale, che già dalla sua composizione, fatta al 50% di donne, vuole dare nuovi segnali di discontinuità.

Alla guida del Coordinamento si conferma Fabio Faina premiato per il suo impegno nella difficile fase di fondazione di SEL in Umbria, e che sarà affiancato dalle/i seguenti compagne/i:



◦Lorenza Casi (Scuola e Cultura)
◦Daniela Dell'Aquila (Internet e Comunicazione)
◦Giorgio Giansanti (Iniziative e Ambiente)
◦Pavilio Lupini (Enti Locali)
◦Juri Pelucca (Organizzazione)
◦Desirée Rosadi (Politiche giovanili)
◦Giuliana Zanarini (Lavoro e Welfare)


Nuove sfide ci attendono nel nostro territorio a partire dal problema dell'inceneritore che interroga i cittadini della provincia di Perugia sulla loro salute e sull'effettiva utilità di questa tipologia di impianto, senza dimenticare i quotidiani problemi di lavoro, scuola, trasporti, ambiente e territorio. Un difficile lavoro attende la nuova squadra, ma sa di essere sostenuta dall'aiuto deille compagne e dei compagni.



Venerdi 3 dicembre 2010

http://www.selumbria.org/perugia/eletto-il-coordinamento-provinciale-di-perugia

mercoledì 1 dicembre 2010

BASTIA UMBRA: ELETTO IL COORDINAMENTO. " RIAPRIRE LA PARTITA ", SLOGAN ALL'ASSEMBLEA. SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' ELENCA GLI OBIETTIVI.





C’è un risveglio d’interesse per la politica a sinistra anche a Bastia. Con lo slogan «Riaprire la partita» si è tenuta l’assemblea degli iscritti del Circolo ‘Sandro Pertini’ di Sinistra Ecologia Libertà. Dopo il congresso nazionale, si è passati dalla fase movimentista a quella del partito strutturato e radicato nel territorio. I responsabili del nuovo partito salutano con soddisfazione il fatto che tante persone della cosiddetta «società civile» si sono avvicinate a Sinistra Ecologia Libertà per dare un contributo all’elaborazione di programmi, progetti e proposte. Il circolo ‘Sandro Pertini’ di Bastia ha due obiettivi prioritari: «Ricostruire una sinistra unita, plurale e soprattutto utile alle donne e agli uomini e ricreare un campo largo di forze progressiste capaci di essere scelta di governo credibile rispetto al centrodestra». Al termine dell’assemblea congressuale sono stati rinnovati gli organismi dirigenti con l’elezione di un coordinamento comunale di 20 persone. Stefano Paffarini è il portavoce, Massimo Geoli (responsabile organizzazione), Ernesto Pettirossi (tesoriere), Maria Lucarello (informazione), Chiara Garzia (pari opportunità), Marco Lanzetta (lavoro) e Paolo Gubbiotti (urbanistica).

m.s.

La Nazione

Mercoledi 1 dicembre 2010

martedì 30 novembre 2010

La protesta è uno squarcio di luce



Autore: Nichi

Che cosa è il berlusconismo?
E’ il disinvolto e cinico capovolgimento della realtà, spesso aiutato dal controllo dei media. E’ quello che sta avvenendo in questi giorni con la legge Gelmini.
I ricercatori e gli scienzati salgono sui tetti con i loro miserabili stipendi ed eccoli diventare in un improvviso paradosso, i baroni dell’universita’ italiana.
Badate bene, per la Gelmini e il governo i ricercatori sono i baroni, non coloro che pensavano o che stanno pensando in qualche ateneo del Nord di concedere la laurea ad honorem al ministro Bossi (non si sa bene peraltro, in base a quale merito scientifico).

La Gelmini insieme a Tremonti annuncia in pompa magna che presto arriverà un miliardo di euro per le università. E i fondi del finanziamento ordinario del 2010 quando arriveranno negli atenei italiani?
Avete capito bene: non parlo dei fondi per il 2011, ma di quelli del 2010 che a dicembre di quest’anno non sono stati ancora ripartiti e inviati agli atenei. Una vicenda di un’enormità clamorosa, nel silenzio generale.

La Gelmini denuncia ai quattro venti che nell’università italiana si spreca. Che esistono ben 95 università, ci sono (o meglio c’erano) più di 320 sedi distaccate (spesso per compiacere il notabile politico di turno), ci sono (o meglio c’erano) 5.000 corsi di laurea.
Ma il ministro Gelmini quale location utilizza per la sua denuncia pubblica? Utilizza le telecamere, a Milano, di fianco all’attuale sindaco Letizia Moratti che è l’autrice in un precedente governo Berlusconi dell’aumento degli atenei, delle sedi distaccate, della proliferazione del corsi di laurea.

Bastano solo questi tre esempi lampanti per dire che hanno ragione da vendere quei ragazzi, quei ricercatori, quei docenti che ancora oggi lanceranno il loro grido di dolore alle forze politiche affinché il Parlamento fermi una legge inutile e dannosa.
Sì, quei ragazzi e ragazze, quei docenti, quei ricercatori sono uno squarcio di luce nella notte berlusconiana. Sono l’Italia migliore.

sabato 27 novembre 2010

SEL PERUGIA PER UNA NUOVA POLITICA DELLA GESTIONE DEI RIFIUTI IN UMBRIA E NELLA NOSTRA CITTA'

La gestione dei rifiuti è legata al benessere dei cittadini e
dell’ambiente. Pertanto SEL di Perugia dice che la costruzione di un nuovo
inceneritore nel territorio regionale non è necessaria e chiede atti
concreti alle amministrazione pubbliche che vadano verso la politica della
riduzione, riciclo e riutilizzo dei rifiuti.
Diciamo no all'inceneritore perché:

1. Nel 2009 l'aumento della produzione di rifiuti previsto dal Piano
regionale per quest'anno non c'è stato, anzi sono stati prodotti rifiuti in
quantità inferiore rispetto all'anno precedente; dunque non siamo
all’emergenza e non si giustifica la scelta dell’inceneritore come unica
soluzione possibile.
2. Parlare di chiusura del ciclo dei rifiuti attraverso un inceneritore è un
errore: esso in realtà trasforma i rifiuti entrati in altri rifiuti tossici
e più pericolosi (gas, ceneri volatili e pesanti) che devono essere smaltiti
con costi molto alti.
3. Gli inceneritori si vanno diffondendo in Italia a causa della loro
impropria classificazione (un errore voluto) tra le fonti di energia
rinnovabili. Questo permette a chi gestisce inceneritori di accedere ad
incentivi economici (CIP6, certificati verdi) che sono concessi solo nel
nostro paese, grazie ai quali gli inceneritori rappresentano, per i gestori
privati, una notevole fonte di profitto.
4. La scelta degli inceneritori nel piano regionale dei rifiuti fa diminuire
la possibilità di mettere in atto politiche concrete che favoriscano la
riduzione, il riuso ed il riciclo dei rifiuti
5. Secondo i dati diffusi recentemente dall'Isde: “Nelle popolazioni
esposte alle emissioni di inquinanti provenienti da inceneritori sono stati
segnalati...: incremento di malformazioni congenite, ipofunzione tiroidea,
diabete, ischemie, problemi comportamentali, patologie polmonari croniche
aspecifiche, bronchiti, allergie, disturbi nell’infanzia, alterato rapporto
maschi/femmine alla nascita. Ancor più numerose e statisticamente
significative sono le evidenze per quanto riguarda il cancro... Si sottolinea
e si dimostra che anche con i “nuovi” impianti nessuna valida garanzia di
innocuità può essere fornita: se non altro perchè trattandosi di
“nuovi” impianti non esistono ovviamente indagini epidemiologiche
idonee”.
6. Il costo dell’inceneritore (più di 100 milioni di euro per la
realizzazione più gli alti costi di manutenzione e quelli legati allo
smaltimento delle ceneri) provocherebbe un rilevante aumento delle tariffe a
carico dei cittadini.

Crediamo che su tutto questo sia necessaria un'approfondita riflessione a
livello regionale che metta adeguatamente in risalto i rischi sanitari ed
ambientali a cui verrebbe esposta la popolazione.
Dato che la città di Perugia produca da solo il 30% dei rifiuto dell'Umbria,
appare evidente che una sana politica di gestione dei rifuiti messa in atta
nel territorio comunale porterebbe un indubbio vantaggio anche al resto della
regione. A riguardo, queste sono le nostre proposte:

Portare a compimento le pratiche della raccolta differenziata già previste
nel piano regionale dei rifiuti e non ancora messe in atto. Gli obiettivi del
Piano regionale di gestione dei rifiuti che prevedevano il 65% di raccolta
differenziata entro il 2012 sono molto lontani: attualmente siamo a poco più
del 30%. Nella città di Perugia l'aumento è di poco più dell'1% all'anno.
Di questo passo ci vorranno almeno 30 anni per raggiungere l’obiettivo del
65%. Evidentemente non si è fatta una vera politica di raccolta
differenziata. Vogliamo arrivare alla raccolta porta a porta in tutto il
territorio comunale.
L'incremento della raccolta differenziata porterebbe ad aumentare posti di
lavoro ben più che un inceneritore.
Accrescere la conoscenza e le informazioni sulla riduzione dei rifiuti e
sulle politiche in materia ambientale: dopo l’introduzione della raccolta
differenziata porta a porta, bisogna iniziare la consapevolezza che è
necessario da parte di tutti uno stile di vita più eco-compatibile, perchè
le risorse della Terra non sono infinite e, se non si inverte la tendenza
allo spreco, presto si esauriranno. Evitare gli sprechi migliora la qualità
dell'ambiente e della nostra vita.
Promuovere azioni sostenibili per una riduzione della produzione dei rifiuti,
iniziando col vietare l’utilizzo delle buste di plastica nel territorio
comunale e col promuovere l'uso di imballaggi riciclabili e di altre e nuove
forme di distribuzione.

Infine, SEL crede che sia ormai necessario che l'amministrazione pubblica
riprenda in mano la gestione dei rifiuti perché si tratta di un servizio che
contribuisce al benessere della comunità e non può essere, come anche nel
caso dell'acqua, piegato all'utile privato.

Sinistra Ecologia Libertà Perugia

(la coordinatrice comunale Francesca Diosono)

SIAMO IN CAMPO PER VINCERE


giovedì 25 novembre 2010

SEL BASTIA UMBRA: RIUNIONE CIRCOLO SANDRO PERTINI

Venerdì 26 novembre 2010
Ore 21.00
Via Claudio Treves 16
Bastia Umbra·

Si invitano gli Iscritti / Simpatizzanti / Cittadinanza all'incontro che si terrà presso la nostra sede.

Ordine delgiorno:

- Quale sviluppo per Bastia Umbra in un momento di crisi internazionale?
(Dibattito, Idee, Progetti e soprattutto possibili Soluzioni Realizzabili)

- Varie ed eventuali

Si pregano tutti gli interessati di dare rilievo all'appuntamento, comunicandolo a tutti i conoscenti ed amici e di essere puntuali !

mercoledì 24 novembre 2010

CIRCOLO SEL " SANDRO PERTINI " DI BASTIA UMBRA: " RIAPRIRE LA PARTITA ".


" Riaprire la partita " anche a Bastia Umbra: con questo slogan si è tenuta lunedi 22 novembre l'assemblea degli iscritti del Circolo Sandro Pertini di Sinistra Ecologia Libertà.Dopo il recente congresso nazionale di Firenze anche in città si è passati concretamente e senza indugi dalla fase di movimento politico spontaneo a quella del partito ben strutturato e radicato in tutto il territorio comunale.Nel corso della riunione molto partecipata di iscritti e simpatizzanti sono stati affrontati i principali temi politici di carattere nazionale e locale.In questi pochi mesi di vita politica tante persone della cosiddetta " società civile " si sono avvicinate anche a Bastia Umbra a Sinistra Ecologia Libertà e hanno dato un contributo essenziale all'elaborazione di programmi, progetti e proposte sia a livello comunale che regionale.Questo rappresenta per il Circolo Sandro Pertini un forte stimolo per andare avanti e lavorare con due obiettivi di fondo: ricostruire una Sinistra unita, plurale e soprattutto utile alle donne e agli uomini della nostra città e ricreare un campo largo di forze progressiste capaci di essere alternativa di governo credibile rispetto al centrodestra." Riaprire la partita " quindi, passando attraverso una auspicabile scomposizione-ricomposizione delle forze politiche oggi esistenti.Va ricordato che il Circolo Sandro Pertini è stata la prima realtà organizzata in Umbria ad aderire al progetto di Sinistra Ecologia Libertà e che Bastia Umbra è il comune con più di 15.000 abitanti dove la formazione politica guidata da Nichi Vendola ha ottenuto il massimo consenso ( 6% ) nelle elezioni regionali della scorsa primavera .Al termine dell'assemblea congressuale sono stati rinnovati tutti gli organismi dirigenti : e stato eletto un coordinamento comunale composto da 20 persone e una segreteria politica dove sono presenti con incarichi mirati e ben definiti Stefano Paffarini ( portavoce ), Massimo Geoli ( organizzazione ), Ernesto Pettirossi ( tesoriere ), Maria Lucarello (informazione ), Chiara Garzia ( pari opportunità), Marco Lanzetta ( lavoro ) e Paolo Gubbiotti ( urbanistica ).
Nuovo portavoce del Circolo , anche per marcare discontinuità e rinnovo generazionale, è stato eletto Stefano Paffarini.

Mercoledi 24 novembre 2010

BASTIA UMBRA: L'ASSEMBLEA DI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' RINNOVA L'ORGANICO PER " RIAPRIRE LA PARTITA ".




“Riaprire la partita” anche a Bastia Umbra: con questo slogan si è tenuta lunedi 22 novembre l’assemblea degli iscritti del Circolo Sandro Pertini di Sinistra Ecologia Libertà che ha rinnovato coordinamento e segreteria. Stefano Paffarini è il nuovo portavoce.

Dopo il recente congresso nazionale di Firenze, anche in città si è passati concretamente e senza indugi dalla fase di movimento politico spontaneo a quella del partito ben strutturato e radicato in tutto il territorio comunale.
Nel corso della riunione, molto partecipata, di iscritti e simpatizzanti sono stati affrontati i principali temi politici di carattere nazionale e locale.
In questi pochi mesi di vita politica tante persone della cosiddetta ‘società civile’ si sono avvicinate, anche a Bastia Umbra, a Sinistra Ecologia Libertà e hanno dato un contributo essenziale nell’elaborazione di programmi, progetti e proposte, sia a livello comunale, sia a livello regionale.
Questo rappresenta, per il Circolo Sandro Pertini, un forte stimolo per andare avanti e lavorare con due obiettivi di fondo: ricostruire una sinistra unita, plurale e soprattutto utile alle donne e agli uomini della nostra città e ricreare un campo largo di forze progressiste capaci di essere alternativa di governo credibile al centrodestra.
“Riaprire la partita” quindi, passando attraverso una auspicabile scomposizione-ricomposizione delle forze politiche oggi esistenti.
Va ricordato che il circolo Sandro Pertini è stata la prima realtà organizzata in Umbria ad aderire al progetto di Sinistra Ecologia Libertà e che Bastia Umbra è il comune con più di 15.000 abitanti in cui la formazione politica guidata da Nichi Vendola ha ottenuto il massimo consenso (6%) nelle elezioni regionali della scorsa primavera.
Al termine dell’assemblea congressuale sono stati rinnovati tutti gli organismi dirigenti: è stato eletto un coordinamento comunale composto da 20 persone e una segreteria politica dove sono presenti, con incarichi mirati e ben definiti, Stefano Paffarini (portavoce), Massimo Geoli (organizzazione), Ernesto Pettirossi (tesoriere), Maria Lucarello (informazione), Chiara Garzia (pari opportunità), Marco Lanzetta (lavoro) e Paolo Gubbiotti (urbanistica).
Come nuovo portavoce del Circolo, anche per marcare discontinuità e rinnovo generazionale, è stato eletto Stefano Paffarini.

da Stefano PaffariniPortavoce SEL Bastia Umbra

Mercoledi 24 Novembre 2010

http://www.vivereassisi.it/index.php?page=articolo&articolo_id=271376

martedì 23 novembre 2010

Vendola: “Primarie subito”





«L’aggiustamento di cui parla Bersani? Se sono furbizie non portano da nessuna parte»

Nichi Vendola deve averci pensato a lungo durante il suo «viaggio americano». E così, rientrato in Italia – e quasi parafrasando Primo Levi – chiede: se non ora, quando? «Questo è il momento in cui la sinistra – dice – deve smettere di percepire se stessa come un problema e non come, invece, la soluzione al problema; questo è il momento, soprattutto, in cui dovrebbe uscire fuori dal Palazzo; questo, insomma, è il momento giusto per le primarie, indipendentemente dalla vicenda del voto di fiducia e dalle sorti del governo. Infatti è ora che la sinistra alzi la testa e dica all’Italia che ha la forza per costruire una nuova speranza: e che non ha paura delle sue ragioni». E lo dica, appunto, in una grande, lunga e partecipata campagna di primarie.
L’idea farà discutere, incontrerà resistenze e naturalmente dividerà: soprattutto perché a proporla è lui, Vendola, pronto a scendere in campo contro Pier Luigi Bersani e dato in vertiginosa ascesa da ogni sondaggio. La proposta nasce da un’analisi della situazione che è assai diversa da quella del Pd: ed è argomentata con la fascinazione che ormai segna ogni ragionamento del popolare governatore di Puglia. In questa intervista, dunque, Vendola ne illustra il senso: lanciando messaggi – dalle primarie di Milano agli agognati governi tecnici – non sempre di pace verso il Pd e il suo segretario.

Lei dice: facciamo le primarie subito e comunque. Perché?

«Perché vedo una situazione che si avvita. Prima c’è stato un panico trasversale di fronte all’idea di elezioni anticipate; ora il panico riguarda la prospettiva di un Berlusconi-bis e di un galleggiamento nella melma per tre anni. La paura è nemica della sinistra: e la sinistra, allora, deve finalmente diventare nemica della paura. Per farlo bisogna uscire dalle logiche di Palazzo, riagganciare la vita della gente e i problemi veri della società: con un grande processo che è un lungo discorso, un programma partecipato sul cambiamento di questo Paese. Dico primarie perché non conosco un altro strumento. Non ho il mito delle primarie: ma in un processo di cessione di sovranità da parte dei partiti e di dissequestro della politica come bene comune, io credo che il centrosinistra possa ritrovare l’anima e la forza per vincere».

Le verrà obiettato che chiede che le primarie si svolgano subito perché teme che la sua candidatura possa «sgonfiarsi» se i tempi si allungano troppo: come risponde?

«Io non vivo questa vicenda come l’episodio centrale del mio percorso: ma quando ti accade che in ogni angolo d’Italia – e non solo d’Italia – gente di ogni ceto sociale ti indichi come una speranza, allora sento il dovere di fare la mia parte, di dare il mio modesto contributo. E vorrei chiarire una cosa una volta per tutte: non c’è nessun minoritarismonelle cose che dico e che propongo, e non sopporto più la definizione di sinistra radicale. Sono stufo di perdere bene: è venuto il momento di vincere bene».

Lei chiede primarie subito proprio mentre Bersani, dopo il voto di Milano, vede invece la necessità di un «aggiustamento» di questo strumento. Ne sapeva niente? E’ preoccupato?

«Non ne sapevo niente ma non mi preoccupo. Non mi preoccupo perché può darsi che di tratti di un pensiero giusto: per esempio l’idea che, una volta in campo i candidati per una bella gara, si eviti la militarizzazione della sfida. A Milano è stato battuto chi ha dato, appunto, un carattere quasi militare alla contesa. Quando ci sono bei candidati in campo, si può puntare con serenità su quella che chiamo la saggezza della nostra gente».

E se non fosse questo l’«aggiustamento» cui pensa Bersani?

«Se si trattasse di accorgimenti e furbizie per pregiudicare il risultato, io comunque non mi preoccuperei: viviamo un’epoca in cui la furbizia non porta da nessuna parte. Ma non posso nemmeno immaginare che sia questo l’approccio a uno strumento vitale e per noi importante come le primarie».

E’ chiaro, comunque, che la formalizzazione della crisi aiuterebbe non poco la sua corsa e i suoi progetti, no?

«Guardi, io sono tra quelli che non sopportano più la genericità retorica delle formule che vengono adoperate guardando alla crisi del Paese: questa crisi non può essere un pretesto per operazioni iperpoliticistiche. Non c’è una guerra tra le forze politiche: c’è una guerra tra la destra e il Paese reale. E’ una guerra che si chiama povertà, precarietà, che ha il volto di provvedimenti di autentica crudeltà sociale».

Magari il quadro che lei fa è un po’ drammatizzato…

«E’ vero o no che la destra ha portato il Paese in una situazione di declino? Se è così, è di questo che bisogna discutere ed è su questo che bisogna schierarsi e dire una parola definitiva: non sui vizi e i vezzi di Berlusconi, ma sul ciclo del berlusconismo. E invece mentre le destre discutono di se stesse e del loro futuro e mentre il centro discute di se stesso e prova a riorganizzarsi, la sinistra discute del centro e della destra: fino a coltivare l’idea – che mi pare più frutto di disperazione che di lucidità – di un’alleanza con Gianfranco Fini. Basta. Per la sinistra è il momento di uscire dal Palazzo e smettere di percepire se stessa come un problema. Ed è per questo che insisto: il momento giusto per le primarie è arrivato. Ed è questo».

Federico Geremicca

" RIAPRIRE LA PARTITA " ANCHE A BASTIA UMBRA: I NUOVI DIRIGENTI DEL CIRCOLO SANDRO PERTINI.




" Riaprire la partita " anche a Bastia Umbra: con questo slogan si è tenuta lunedi 22 novembre l'assemblea degli iscritti del Circolo Sandro Pertini di Sinistra Ecologia Libertà.

Dopo il recente congresso nazionale di Firenze anche in città si è passati concretamente e senza indugi dalla fase di movimento politico spontaneo a quella del partito ben strutturato e radicato in tutto il territorio comunale.

Nel corso della riunione molto partecipata di iscritti e simpatizzanti sono stati affrontati i principali temi politici di carattere nazionale e locale.

In questi pochi mesi di vita politica tante persone della cosiddetta " società civile " si sono avvicinate anche a Bastia Umbra a Sinistra Ecologia Libertà e hanno dato un contributo essenziale all'elaborazione di programmi, progetti e proposte sia a livello comunale che regionale.

Questo rappresenta per il Circolo Sandro Pertini un forte stimolo per andare avanti e lavorare con due obiettivi di fondo: ricostruire una Sinistra unita, plurale e soprattutto utile alle donne e agli uomini della nostra città e ricreare un campo largo di forze progressiste capaci di essere alternativa di governo credibile rispetto al centrodestra.

" Riaprire la partita " quindi, passando attraverso una auspicabile scomposizione-ricomposizione delle forze politiche oggi esistenti.

Va ricordato che il Circolo Sandro Pertini è stata la prima realtà organizzata in Umbria ad aderire al progetto di Sinistra Ecologia Libertà e che Bastia Umbra è il comune con più di 15.000 abitanti dove la formazione politica guidata da Nichi Vendola ha ottenuto il massimo consenso ( 6% ) nelle elezioni regionali della scorsa primavera .

Al termine dell'assemblea congressuale sono stati rinnovati tutti gli organismi dirigenti : e stato eletto un coordinamento comunale composto da 20 persone e una segreteria politica dove sono presenti con incarichi mirati e ben definiti Stefano Paffarini ( portavoce ), Massimo Geoli ( organizzazione ), Ernesto Pettirossi ( tesoriere ), Maria Lucarello (informazione ), Chiara Garzia ( pari opportunità), Marco Lanzetta ( lavoro ) e Paolo Gubbiotti ( urbanistica ).

Nuovo portavoce del Circolo , anche per marcare discontinuità e rinnovo generazionale, è stato eletto Stefano Paffarini.





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SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
CIRCOLO SANDRO PERTINI DI BASTIA UMBRA

Via Claudio Treves 16
06083 Bastia Umbra ( PG)

SITO WEB: http://selbastiaumbra.blogspot.com/
FACEBOOK: http://www.facebook.com/group.php?gid=308124248666&ref=search&sid=602276246.4201522524..1
E-MAIL selbastiaumbra@libero.it
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ADESIONE SEL MANIFESTAZIONE CGIL A ROMA IL 27 NOVEMBRE


SEL Umbria aderisce alla grande manifestazione nazionale promossa dalla CGIL
per il 27 novembre a Roma "Il Futuro è dei giovani e del lavoro". Invitiamo
tutt* a partecipare. Dalla nostra regione sono già organizzati 40 autobus.
Per informazioni:

* Perugia: 075506981
* Terni: 07444961

Di seguito il comunicato CGIL:

Sabato 27 novembre, la CGIL chiama tutte e tutti a manifestare a Roma, per
chiedere più ‘diritti e più democrazia’, per rimettere al centro il
lavoro, la contrattazione, per rivendicare sviluppo, equità e giustizia
sociale e per imporre scelte che facciano uscire il Paese dalla crisi. Una
crisi che per milioni di lavoratori si fa sempre più insostenibile. Il
Governo, accusa la CGIL, nei due anni trascorsi della crisi economica, non si
è preoccupato né dell’emergenza occupazionale, né del rilancio del
sistema produttivo, l’unica azione avanzata è stato il sistematico attacco
ai diritti del lavoro.

Tanti i temi al centro della mobilitazione, innanzitutto il lavoro stabile e
dignitoso, minacciato ancor più oggi dall’approvazione del ‘collegato
lavoro’; la riforma degli ammortizzatori sociali, da tempo proposta dalla
CGIL, che possa tenere insieme inclusività, equità nella contribuzione e
sostenibilità economica; la contrattazione, che sta subendo un gravissimo
attacco con le scelte della FIAT, di Federmeccanica e del Governo. Altri temi
centrali: l'equità fiscale, il welfare, il Mezzogiorno, il diritto alla
conoscenza.

Due i cortei previsti nella capitale, che partiranno alle ore 9 da Piazza
della Repubblica e Piazzale dei Partigiani e che insieme confluiranno a
Piazza San Giovanni. Una manifestazione dopo la quale, come ribadito dal
Comitato Direttivo del 16 e 17 settembre, “misurate le risposte”, la CGIL
“deciderà la prosecuzione della mobilitazione ed il sostegno alla
Piattaforma, anche attraverso lo Sciopero Generale”.

lunedì 22 novembre 2010

Nichi Vendola

Nichi, tra sogno americano e profumo della libertà



lunedì 22 novembre 2010 12:18 - di Stefano Vaccara - Categorie: Articoli

Intervista a New York con il Presidente della Regione Puglia.

Nichi Vendola, 52 anni, Presidente della Regione Puglia è il politico italiano che da alcuni anni ha le azioni “elettorali” in rialzo costante. La sua avventura politica comincia sempre più ad assomigliare a quella di Barack Obama, non solo per l’indiscutibile talento oratorio capace di conquistare su internet milioni di navigatori, ma soprattutto perché nell’Italia del 2010, un candidato omosessuale, già comunista ora “post ideologico”, avrebbe le stesse possibilità di vincere le elezioni di quelle che un senatore dell’Illinois dalla pelle nera aveva, tre anni fa, di conquistare la Casa Bianca…
Il Presidente Vendola questa settimana è stato in California, a Washington e a New York. Ad America Oggi ha concesso questa intervista in cui ha spiegato le ragioni del suo passaggio negli Stati Uniti svelando molte delle sue ambizioni.

«Il focus del mio viaggio in America è stato la lotta contro i cambiamenti climatici e l’inquinamento del pianeta. La mia regione, una regione del Sud di quattro milioni di abitanti, è diventata in pochi anni il primo produttore in Italia di energie rinnovabili e ha fatto una scelta strategica in direzione della eco sostenibilità. Ho raccolto l’appello del governatore della California Schwarzenegger che difronte al fallimento dei vertici dei grandi del mondo, come accaduto a Copenaghen e come sta per accadere a Cancun, ha messo in campo R20, una esperienza nuova, e io sono tra i fondatori di questa rete. All’Università della California di Davies ho continuato a discutere su come continuare a scambiarci nuove pratiche perché il mondo possa cominciare a liberarsi dall’incubo del soffocamento.

A New York ho incontrato i rappresentanti della Fondazione Rockfeller e della Fondazione Ford con i quali ho approfondito la discussione su temi come la deforestazione, la desertificazione, la difesa dell’acqua come bene comune. Ancora a New York ho incontrato la comunità degli italiani nella sede della Casa Italiana Zerilli Marimò della NYU, un successo straordinario per la partecipazione immensa e per la libertà del dialogo che si è determinato. Poi a Brooklyn sono stato calorosamente accolto dai rappresentanti della comunità pugliese.

Sempre a New York ho incontrato gli attori fondamentali del sistema Italia, presso la sede del Consolato, con cui abbiamo discusso di progetti specifici, come quello legato agli itinerari ebraici in Puglia che possiamo rivolgere alla comunità ebraica di New York. Sono stato anche ospite di Oscar Farinetti, di Eataly, che è una esperienza di impresa economica e culturale che ha il pregio di spiegare concretamente quello che io immagino come nuovo modello di sviluppo.

A Washington ho fatto una lezione sui beni comuni e la sostenibilità ambientale alla Georgetown University. Al Dipartimento di Stato ho incontrato l’adviser per le politiche di innovazione, Alex Ross, uno dei principali collaboratori di Hillary Clinton, e con lui ho avuto modo di discutere di New Media scambiando informazioni molto importanti. Poi ho incontrato anche il presidente della Commissione Esteri del Senato John Kerry, una delle personalità più autorevoli del mondo politico americano, che mi ha accolto con estrema cordialità. Aveva notizie sulla mia persona e sulla mia politica. Con Kerry abbiamo discusso sia di green economy e di lotta all’inquinamento, e anche discusso di Afghanistan e lui era molto curioso di conoscere le miei opinioni. In definitiva ho incontrato imprenditori, politici, finanzieri, uomini e donne di cultura, in un viaggio che ha spiegato le ambizioni della Puglia e che ha reso ancora più conosciuta questa piccola ma vivace regione del Mediterraneo, consolidando un network di relazioni internazionali che sono importanti per il nostro territorio».



Ha accennato che con il senatore Kerry ha parlato di Afghanistan e su questo punto ci torneremo. Però se ha discusso di un tema così scottante di politica estera con il presidente della Commissione Esteri del Senato Usa, significa che a Washington lei non era percepito solo come presidente di una pur importante regione italiana…

«Forse Kerry aveva letto il Los Angeles Times di giovedì, che racconta al pubblico americano che in Italia c’è un declino vorticoso del premier Berlusconi, con una caduta di consensi alla destra e una crescita, molto forte, di consenso nei confronti della mia persona».

Ormai scrivono che lei è l’outsider, come lo è stato Obama, che potrebbe raggiungere le vette del potere in Italia…

«Avendo molto chiaro il senso delle proporzioni, una piccola regione del Mediterraneo e la nazione più potente del mondo e vivendo con grande ammirazione il rapporto con un grande libero del mondo e della storia come Obama, io penso di vivere concretamente da molto tempo la lezione che Obama ha trasformato in discorso politico. E cioè che la politica ha bisogno di presentarsi come una grande narrazione e saper coniugare la dimensione dell’utopia con la dimensione della concretezza. E di poter indicare per un mondo globalizzato orizzonti nuovi di convivenza che siano il contrario di quel crimine storico che andò sotto il nome di guerra permanente e che fu perpretato nei circoli più reazionari che giravano attorno alla Casa Bianca nei tempi sventurati di Bush. La politica come rapporto tra il principio speranza e le attese delle persone in carne e ossa, la politica come un processo di cambiamento che bussa alla casa di tutti e che accompagna le domande di migliore qualità della vita».

Da quando Obama è giunto alla presidenza, questo nuovo approccio alla politica lei riesce a vederlo anche concretamente?

«Devo dire che Obama ha incrociato tre grandi difficoltà: quella della crisi economica, frutto della droga della destra che ha governato un intero ciclo della storia del mondo. Che ha immaginato che l’America potesse essere il paese più indebitato del mondo, e ora si ritrova con un fenomeno di impoverimento che riguarda fasce larghe della popolazione. La seconda grande difficoltà è rappresentata dal bombardamento politico-mediatico delle grandi lobbies, il gruppo Fox innanzitutto, che ha messo in campo una guerra contro Obama, che per 24 ore al giorno ha raccontato falsità agli americani. Il gruppo Fox è l’emblema di un potere delle lobby economiche, a partire dai petrolieri, che hanno per troppo tempo dominato i palazzi del potere a Washington. Vorrei ricordare che per un anno e mezzo durante la discussione sulla riforma sanitaria in America, secondo dati ufficiali, per ogni congressman c’erano otto lobbisti e che ogni giorno venivano spesi un milione e mezzo di dollari, ogni giorno per un anno e mezzo. Per impedire che l’America profonda capisse che il diritto alla salute è un diritto fondamentale dell’essere umano, non è l’ingresso in un mondo bolscevico ma è un fondamentale diritto alla vita. La terza difficoltà è legata alla natura del partito democratico americano, che è fatto di molte componenti. Le più moderate sono particolarmente sensibili alle pressioni delle lobby economiche e quindi Obama ha avuto anche una grande difficoltà interna a rendere efficace il processo di cambiamento. L’opinione pubblica ha visto solo un dibattito molto violento e non ha avuto ancora la percezione del cambiamento reale».

Se potesse importare qualcosa dalla società americana in Italia, cosa prenderebbe e cosa invece non vorrebbe mai?

«Le cose che mi piacciono le vedo nella vita delle grandi città. Come l’attenzione al merito e al talento delle persone, la possibilità di guadagnare una chance di vita mettendosi in gioco, diciamo una discreta mobilità sociale. Quello che non importerei è quello che è fuori dalle grandi città americane. Cioè quel clima per me claustofobico, dell’America del rancore, un’America tutta armata, che si diverte a vedere le penose performance della Palin e che ama i video-predicatori che sono il massimo della falsità e della manipolazione, che si presentano con la bibbia nella mano destra e un revolver nella mano sinistra, un’America reazionaria e razzista che trovo insopportabile. Fortunamente con Obama si è ritrovata un’altra America, quella che io ho sempre amato, l’America di New York, l’America del Greenwich Village, di Woody Allen, del Jazz, dei grandi scrittori, della Hollywood progressista, l’America dove c’è una grande profumo di libertà».

Lei si è candidato alle primarie del centrosinistra questa estate perché già allora affermava che Berlusconi avesse concluso il suo ciclo e che presto si sarebbe tornati a votare. In questa sua ascesa alla politica nazionale teme di più il confronto con Berlusconi e con Fini, o con i vertici del Partito democratico di Bersani?

«Io mi batto perché si facciano le primarie. So che non tutto il centrosinistra è convinto della bontà di questo strumento. Ma io penso che è un modo per rigenerare la politica del centrosinistra, per uscire fuori dal palazzo, dal chiuso, dalle segrete stanze in cui poche persone decidono sulla pelle di molti, per decidere con il popolo, decidere all’aria aperta, fare della politica qualcosa di trasparente. Spero quindi che nel centrosinistra prevalga l’opzione delle primarie e di avere candidati competitivi, molto forti per fare una bella gara….».

Ma lei vuole solo partecipare o vuole vincere?

«Per me vincere non significa che vinca io, ma che vinca la buona politica, che vinca la speranza nella politica a sinistra. Nel centrodestra mi piacerebbe avere un avversario come Fini. Non sarà possibile perché credo che il centrodestra sia condannato ancora ad essere prigioniero delle dinamiche shakesperiane di quest’uomo finito, rabbioso, troppo potente che è Silvio Berlusconi».

Il centrosinistra ha vinto finora soltanto con Prodi. Cioè in Italia le elezioni si possono vincere soltanto se non si ha contro la Chiesa?

«Penso che invece di cercare l’accordo con il potere della Chiesa, bisogna cercare il confronto con la profezia della Chiesa. La Chiesa non è un mondo monolitico, la Chiesa Cattolica è un grande arcipelago. In una regione tradizionalmente di destra come la Puglia , io ho vinto anche perché la maggior parte dei credenti e anche una parte molto grande del clero cattolico ha scelto me».

Lei crede in Dio, infatti. Forse anche gli ideali del suo partito, Sinistra Ecologia e Libertà, sono influenzati dagli insegnamenti di Gesù?

«Io penso che chiunque si batta perché ha fame e sete di giustizia, in qualche maniera ha una relazione consapevole o inconsapevole, con la parola di Gesù. Noi non dobbiamo però lottare per fare un partito credente, la fede è un fatto che riguarda poi ogni singola persona. Noi dobbiamo lottare per fare un partito credibile».

Dall’Italia oggi arriva la notizia delle motivazioni della sentenza di condanna al senatore Marcello Dell’Utri. Per lei che è stato per anni componente della commissione antimafia in Parlamento, avevamo pronta un’altra domanda: perché sono stati uccisi Falcone e Borsellino? Sapremo mai la verità sulle stragi?

«Penso che noi stiamo danzando attorno alla verità, perché la verità è ancora non sopportabile per l’Italia perché potrebbe essere troppo sconvolgente. La mafia è stata per una parte antistato, ma è stata anche un pezzo dello Stato. La mafia è stata uno strumento per costruire destabilizzazione politico istituzionale e anche per ricostruire nuovi equilibri politico istituzionali. Sulla sentenza Dell’Utri, rischiamo di scoprire l’acqua calda. Quasi tutte le grandi imprese del Nord scendendo al Sud e in Sicilia hanno usato un ascensore facile, e cioè la mafia. I rapporti tra il gruppo Fininvest e Cosa Nostra siciliana sono scritti in moltissimi atti giudiziari. Vittorio Mangano, che oggi è morto, ma che con sentenze definitive e stato considerato un capomafia, prestava il suo lavoro presso la villa di Berlusconi ad Arcore, questo fatto illumina la scena diciamo così culturale, politica, civile…»

Nelle motivazioni della sentenza di secondo grado, Dell’Utri è indicato come “il mediatore” tra i boss di Cosa Nostra e l’allora emergente imprenditore Silvio Berlusconi. C’è chi chiede le dimissioni del Presidente del Consiglio…

«L’onorevole Berlusconi mi ricorda una frase nel libro ‘Il danno’ di Josephine Hart: ci si vergogna solo la prima volta. Ormai con Berlusconi sono così antiche le storie di complicità con i principali poteri criminali del nostro paese, che hai difronte un potere opaco che non ha più neanche il sentimento del pudore e che non si vergogna più, forse non si è mai vergognato. Ma c’è l’Italia che si vergogna di avere questa classe dirigente».

Chi combatte meglio oggi le mafie, lo scrittore Roberto Saviano o il ministro Roberto Maroni?

«Il ministro Maroni è un grande pubblicitario, fa gli spot. La mafia viene combattuta da quelle procure, da quei giudici che Berlusconi ogni giorno cerca di delegittimare. I mafiosi vengono catturati dalle forze di polizia su mandati di cattura della magistratura. Sembra invece che vada personalmente il ministro Maroni ad arrestare i capi mafia. Appunto è un bravo confezionatore di spot pubblicitari. Dovrebbe piuttosto spiegarci come è potuto stare nello stesso governo con personalità di alto profilo camorrista».

Torniamo alla politica estera. Se lei domani fosse il capo del governo italiano: l’euro è da difendere sempre e per sempre? Cosa farebbe in Afghanistan il giorno dopo entrato a Palazzo Chigi? Quale dovrebbe essere il ruolo dell’Italia nella NATO del XXI secolo? E cosa pensa delle missioni militari italiane per l’ONU?

«Prima questione: l’euro è stato un ombrello protettivo per l’Italia. Se noi fossimo andati incontro alla crisi economica finanziaria in una condizione segnata da una moneta nazionale saremmo stati travolti. Il problema non è l’euro, l’Europa non può essere soltanto una moneta. Se attorno all’euro non si costruisce una grande democrazia continentale, anche la moneta rischia poi di essere debole.

Seconda questione: le ripeto quello che ho detto al senatore Kerry. Io non voglio fuggire dall’Afghanistan, io voglio fuggire dalla guerra. Io non voglio che la comunità internazionale si disimpegni in Afghanistan, voglio che la comunità internazionale si impegni in Afghanistan per esempio convocando subito una conferenza internazionale di pace. Avendo il coraggio di immaginare un percorso concreto di trasformazione di quello che è un teatro di guerra e che può diventare un teatro di pace.

Terza questione: il problema non è stare nella NATO o uscirne. Il problema è costruire una politica della difesa, della libertà, della democrazia e dei diritti umani, che superi tutti i vizi sia del bipolarismo della Guerra Fredda e sia del monopolarismo che c’è stato negli anni sciagurati di Bush. E penso che il problema debba riguardare la capacità di tornare con forza dentro le alleanze politico militare a praticare il verbo del disarmo universale. Vorrei proporre uno slogan per i governi di questo secolo. Dopo l’epoca infame della guerra permanente, costruire la politica della pace permanente.

Quarta questione: io sono stato molto orgoglioso quando l’Italia ha mandato le proprie truppe nel Libano come forza di interposizione di pace. Io sono favorevole a tutte le missioni che non violano l’articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana, che vieta il ricorso alla Guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali. Credo invece che sia molto importante moltiplicare l’iniziativa politica sapendo che il terrorismo, il fanatismo, il fondamentalismo si sconfiggono soprattutto se mettiamo in campo un esercito di costruttori di servizi sociali, di costruttori di modernità, di costruttori di benessere, di costruttori di libertà. L’Europa potrebbe dare un contributo peculiare alla lotta contro il fondamentalismo riaprendo il processo di allargamento dell’Unione europea e accogliendo a braccia aperte la Turchia e i balcani occidentali. Quello sarebbe un modo intelligente, politico e disarmato ma molto lungimirante per dare un colpo al fondamentalismo islamico. Ma per combattere il fondamentalismo islamico bisogna forse anche combattere il fondamentalismo occidentalista. Sono tanti i fondamentalismi che assediano il mondo di oggi».

A New York ha parlato pure dell’importanza di riscoprire e difendere la famiglia e i suoi valori. Come dovrebbe essere la famiglia ideale per affrontare il mondo di oggi? Ci parli della sua famiglia…

“Non esistono le famiglie ideali, esistono le famiglie reali, che a volte sono luoghi nevrotici, ricchi di solitudine e di violenza. Io ho avuto la fortuna di avere una famiglia reale che ha costruito l’educazione dei propri figli su due valori fondamentali: l’accoglienza degli altri, soprattutto degli altri più sfortunati, degli altri più diversi. E il senso del dovere, la vita come senso del dovere. Come partecipazione ad una impresa collettiva, la fuga dall’egoismo. Ho avuto questa grande fortuna di avere due genitori meravigliosi, e fortunamente quando penso alla parola patria, ho il ricordo di mio padre, ho il ricordo della sua educazione e per questo, modestamente, mi ritengo un buon patriota».

Stefano Vaccara

sabato 20 novembre 2010

NO !!!!!


Il Circolo "Sandro Pertini" di Bastia Umbra dice

NO al maltrattamento sui bambini

venerdì 19 novembre 2010

Riunione




SEL BASTIA UMBRA CIRCOLO "SANDRO PERTINI"


lunedì alle 21.00

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Via Claudio Treves 16 - Bastia Umbra

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Sinistra Ecologia Libertà Bastia U

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Elezione Incarichi Circolo


Non Mancate !!!

VERGOGNA!!!



SI VERGOGNI CHI DICE CHE LA MAFIA IN LOMBARDIA NON ESISTE
Dichiarazione di Chiara Cremonesi, consigliera regionale di Sinistra Ecologia Libertà
venerdì 19 novembre 2010 09:37 - di redazione_sel - Categorie: Comunicati stampa territori
A Formigoni vogliamo dire che pensiamo sia qualcun altro a doversi vergognare.

In primis chi, pur in ruoli di responsabilità, ha negato e nega l’esistenza della mafia nella nostra regione. E poi anche chi continua a sottovalutare l’inopportunità politica, in attesa che le indagini facciano il proprio corso, di mantenere in ruoli istituzionali di primo piano figure che a vario titolo compaiono nelle inchieste sulla ‘ndrangheta.

Se non fosse bastato il maxi-blitz di luglio a mettere in luce le capillari infiltrazioni della criminalità organizzata in settori della pubblica amministrazione e dell’imprenditoria lombarda, proprio ieri la Direzione investigativa antimafia ha rilanciato l’allarme sulla progressiva e costante evoluzione di una presenza ben radicata da tempo nel territorio.

A questo dovrebbero pensare il Presidente della Regione e gli esponenti leghisti, a partire dal Presidente del Consiglio Davide Boni, che si scandalizzano l’uno per le parole di Vendola e gli altri per quelle di Saviano.

Quanto infine all’arresto del latitante Antonio Iovine, ricordiamo a Formigoni che l’operazione è stata portata a termine grazie allo strumento delle intercettazioni. Che lui, Berlusconi e il loro partito vogliono cancellare”.

Tags: Nichi Vendola, SeL, sinistra ecologia e libertà

giovedì 11 novembre 2010

LA CULTURA DELL'EMERGENZA E L'EMERGENZA DELLA CULTURA IN ITALIA. BONDI, I TAGLI E LA GESTIONE DEI BENI CULTURALI. DI FRANCESCA DIOSONO





Il crollo della Schola Armaturarum di Pompei, rimbalzato su tutti i giornali e le televisioni estere, ha messo in risalto una questione che già era dolorosamente sotto gli occhi degli addetti ai lavori e non solo: quella del collasso della condizione dei Beni Culturali in Italia. In realtà, il problema non si esaurisce ai fondi a disposizione, che sono sempre di meno; esso è strettamente collegato, e questo non va sottovalutato, al modello di gestione che il governo attuale privilegia. In questi lunghi anni di tagli alla cultura (compresi i settori della ricerca, della formazione e dell'istruzione), infatti, è stata fatta piazza pulita, per i Beni Culturali nel nostro paese, di risorse non solo economiche ma anche umane. E' difficile portare avanti la tutela del territorio con pochi soldi, ma è ancora più difficile se scarseggia il personale competente. Le Soprintendenze, con l'andare in pensione del personale al loro interno, si sono svuotate mentre il turn-over bloccato dai tagli non rendeva possibile un proporzionato ricambio con nuove figure professionali qualificate. Il territorio italiano, il suo paesaggio, la sua storia (che è la nostra storia) non sono adeguatamente tutelati, dunque, sia per la mancanza di finanziamenti che per quella dei funzionari necessari.

A questo problema, dal 2009 il ministro Bondi, in linea con il governo di cui è espressione, ha risposto con una soluzione sbrigativa e dirigista: i commissariamenti. Le Soprintendenze di Roma, Ostia-Porto e Pompei sono state affidate a commissari straordinari, identificati con i vertici nazionali della Protezione Civile. Di fatto, a Roma ed Ostia, nel marzo 2009, la Soprintendenza è stata esautorata e la responsabilità su tali aree archeologiche di importanza mondiale è stata affidata allo stesso Guido Bertolaso, il cui vice-commissario attuatore, Marco Corsini, altri non è che l’assessore all’urbanistica del Comune di Roma. Dal luglio 2009, a Bertolaso subentra Roberto Cecchi, sempre in qualità di commissario straordinario. Ora, tutti ricordiamo il crollo di alcuni soffitti della Domus Aurea avvenuto un anno dopo, nell'aprile 2010, e quello di un settore del Colosseo nel mese successivo. Contemporaneamente, grazie al ruolo del vice-commissario, la figura del controllore in campo urbanistico veniva fatta coincidere con quella del controllato, in un territorio dall'incomparabile ricchezza storico-archeologica ed ambientale, peraltro già assai danneggiato dall’abusivismo edilizio. Perché la gestione di Aree Archeologiche Monumentali di rilevanza mondiale è stata tolta all'ente competente sia dal punto di vista amministrativo che tecnico-professionale ed affidata alla Protezione Civile? Perchè ci si va preparando ad un nuovo tipo di gestione, molto più consona alla mentalità del nostro esecutivo: quella privata.

La stessa mentalità è stata messa in campo anche a Pompei. L'area archeologica vesuviana era stata posta nel 2008 sotto il controllo dell'ex prefetto di Napoli, Renato Profili, che si era dedicato ai seguenti ambiti: ripristino di fontane e bagni pubblici, un progetto per l'adozione dei cani randagi di Pompei, il controllo dell'abusivismo commerciale e professionale, appalti di aree demaniali e di servizi dentro gli Scavi. Nel 2009 a Pompei si insedia il Commissario Marcello Fiori, il vice di Bertolaso alla Protezione Civile. Nel curriculum di Fiori vi sono altri importanti incarichi: la pianificazione e l'organizzazione degli eventi del Giubileo, il coordinamento dell'emergenza rifiuti in Campania (!) ed il coordinamento dello spostamento del G8 dalla Maddalena all'Aquila (!!). Nell'aprile 2010 Bondi lodava l'operato di Fiori in relazione all'incremento di visitatori e di incassi per Pompei, nonostante il 23 gennaio una gru fosse già crollata sulla Domus dei Casti Amanti, provocando ingenti danni ad una struttura già compromessa. Il progetto di Bondi resta (come confermato anche oggi dai suoi comunicati stampa), alla fine del mandato di Fiori a dicembre 2010, quello di affidare Pompei alla gestione di una fondazione apposita: "una nuova forma di governance per la valorizzazione degli scavi con la collaborazione di privati ed enti locali...bisogna lasciare ai soprintendenti la tutela, mentre la gestione va assegnata a nuove figure gestionali."

Nel 1988 il costo per i lavori di messa in sicurezza dei 44 ettari dell’area archeologica fu stimato in 270 milioni, cifra che negli anni è stata via via decurtata. Da allora sono stati eseguiti solo il 30% degli interventi di manutenzione. La lentezza è stata imputata alla complessa burocrazia che gestisce l'affidamento degli appalti, motivo su cui si basa il commissariamento dell'area. Le attività dei commissari in questi tre anni, però, sono state piuttosto legate a questioni di ordine pubblico o ad attività di comunicazione e di promozione turistica. Ci si chiede quanto fossero necessarie tali attività, visto che Pompei è attualmente il secondo sito archeologico più visitato al mondo: 15 mila visitatori al giorno (di cui l’80% stranieri) con un introito di circa 20 milioni di euro l'anno. E' proprio la cifra elevata di guadagni che Pompei può procurare a rendere interessante la creazione di una fondazione pubblico-privata a gestirla.

Per il nostro governo, come più volte ribadito, la cultura è qualcosa di assolutamente inutile. Il panino con la Divina Commedia di Tremonti ("con la cultura non si mangia") ricorda da vicino la famosa frase "Quando sento parlare di cultura metto mano alla pistola" pronunciata da Goebbels in tempi più che sospetti. Dato che sono annunciati altri crolli, almeno a Pompei, ci si chiede cosa resterà da visitare ai turisti nei prossimi anni, nell'ambito di una gestione che privilegerebbe, certo, iniziative spettacolari (quali la ventilata ipotesi di una corsa di bighe per le strade romane) piuttosto che poco attraenti attività di manutenzione ordinaria.

Ma si sa, Pompei, Roma ed Ostia rappresentano l"archeologia ad alto reddito", quella che produce un importante ritorno economico, l'unica interessante agli occhi di Bondi e Tremonti, mentre le migliaia di aree archeologiche e musei sparsi per l'Italia non sono altro che spese inutili da tagliare. Il patrimonio storico-artistico è la risorsa più importante del nostro paese: la mancata consapevolezza di questo o l'interpretazione di tale patrimonio come di un bene che deve necessariamente produrre profitto è un problema politico e culturale insieme. L'art. 9 della nostra Costituzione recita che il valore della tutela del patrimonio culturale è sovraordinato ad ogni altro interesse, anche economico, ma sappiamo quanto questo governo apprezzi la nostra Costituzione...

La carenza cronica di risorse e di personale scientifico qualificato in un paese con una densità archeologica tra le più alte del mondo si deve alle scelte di questo governo (e di quelli precedenti), come d'altronde l'origine dello stato di emergenza in cui versa la cultura italiana si deve ad una precisa volontà politica. Ad esse il ministro Bondi (non potendo o volendo salvare il suo Ministero dai tagli di risorse economiche) ha finto di porre riparo con strumenti straordinari quali i commissariamenti.

La cultura non è un'emergenza, lo diventa se la si considera un peso morto e non un'opportunità di sviluppo. Ai Beni Culturali italiani non servono interventi straordinari: serve programmazione, la possibilità di pianificare un piano di interventi organico sul lungo periodo, sapendo di poter fare affidamento su risorse adeguate. Un commissario straordinario, soprattutto se la sua è una nomina politica e non tecnica, non può avere né la competenza né la capacità di spendere velocemente e bene le risorse a sua disposizione. Occorrono, invece, piani finanziari adeguati a lungo termine, tali da permettere una buona gestione ordinaria, non gestioni straordinarie, di stampo politico, prive di progettualità e di competenze. Dal collasso in cui ci troviamo si esce solo con una politica di investimenti nella cultura, nella formazione e nella ricerca come quella che caratterizza gli altri paesi europei. Il decreto-legge 112 del luglio 2008 già ha previsto un taglio ai Beni Culturali per oltre un miliardo e 200 milioni di euro nel triennio. Ora, se consideriamo le esigenze di tutela e gestione di un patrimonio vasto come il nostro, il finanziamento previsto nell'ultima finanziaria per il Mibac è ridicolo: 1,5 miliardi di euro, corrispondente allo 0,21% del bilancio dello stato.

Per protestare contro l'ennesimo,irresponsabile taglio e fornire uno sguardo sulle sue naturali conseguenze, Federculture ed Anci, con il sostegno del FAI, hanno promosso per il 12 novembre una giornata di mobilitazione nazionale "Porte chiuse, luci accese sulla cultura". Musei, biblioteche, siti archeologici, luoghi di spettacolo in tutta Italia resteranno chiusi (in alcuni casi apriranno in ritardo oppure prevederanno l'ingresso gratuito), per denunciare le conseguenze che la finanziaria avrà sul settore già a partire dal prossimo anno e per riaffermare il diritto alla cultura. La condizione degli enti culturali in Italia è tale che oltre c'è solo la chiusura, è materialmente impossibile andare avanti.

L´irresponsabile taglio dei finanziamenti è dunque una causa primaria di questi e altri crolli, ma non è la sola. Invece di affrontare i problemi e trovare per essi nuove risorse, il Ministero si è rifugiato nelle miracolose mani della Protezione Civile e nel vagheggiamento di capitali e gestioni privati, senza ammettere il collegamento elementare fra il taglio delle risorse e il crescere dei problemi, senza rimediare alla drammatica carenza di personale ed avallando un sistema basato su incuria e conflitto di interessi.

Ministro Bondi, non si può stare a guardare mentre tagliano il ramo su cui si è seduti e poi meravigliarsi quando si cade insieme ad esso. E con Pompei sta crollando ormai tutta la cultura italiana.



Francesca Diosono

portavoce comunale Sinistra Ecologia Liberta di Perugia

Giovedi 11 novembre 2010


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