giovedì 27 gennaio 2011

UNITI CE LA POSSIAMO FARE. FIRMA L'APPELLO DELLA FIOM.



Abbiamo convocato lo sciopero generale dei metalmeccanici per il 28 gennaio; è una tappa fondamentale per la riconquista del Contratto Nazionale e la salvaguardia dei diritti nei luoghi di lavoro.
La scelta compiuta dalla Fiat alle Carrozzerie di Mirafiori e a Pomigliano D’Arco è un atto antisindacale, autoritario e antidemocratico senza precedenti nella storia delle relazioni sindacali del nostro paese dal dopoguerra.
È un attacco ai principi e ai valori della Costituzione Italiana e alla democrazia perché calpesta la libertà dei lavoratori e delle lavoratrici di decidere a quale sindacato aderire per difendere collettivamente i propri diritti e di eleggere i propri rappresentanti in azienda. Chi non firma scompare e chi firma diventa un sindacato aziendale e corporativo guardiano delle scelte imposte dalla Fiat. Si annullano il Contratto Nazionale di Lavoro e peggiorano le condizioni di fabbrica, si aumenta lo sfruttamento e l’orario di lavoro, si lede ogni diritto di sciopero e si riduce la retribuzione a chi si ammala cancellando così in colpo solo anni di lotte e di conquiste.
Il ricatto di Marchionne è coerente con la distruzione della legislazione del lavoro in atto che vuol rendere tutti soli e precari; è la stessa logica regressiva messa in pratica dal Governo con l’attacco al diritto allo studio e alla ricerca attuato attraverso l’approvazione del DDL Gelmini e il taglio ai fondi per l’informazione e la cultura.
Si mettono così sotto scacco principi democratici di convivenza civile fondamentali.
La Fiom considera il lavoro un bene comune e per questo il 16 ottobre dopo il ricatto/referendum illegittimo imposto dalla Fiat a Pomigliano ha dato vita a una grande manifestazione, aperta a tutti coloro che sono impegnati nella difesa di diritti e libertà costituzionali inviolabili.
Lo sciopero generale proclamato per il 28 gennaio della categoria e le manifestazioni dopo il ricatto/referendum di Mirafiori hanno lo stesso obiettivo: come ha dimostrato l’introduzione delle deroghe nel Contratto Nazionale dei metalmeccanici firmato da Federmeccanica e le altre organizzazioni sindacali, quando si ledono diritti fondamentali la ferita non si circoscrive ma travolge progressivamente tutto il mondo del lavoro.
La Fiom è impegnata a sostenere il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro senza deroghe, a difendere la legalità, la democrazia e la libertà di rappresentanza sindacale, a combattere la precarietà e il dominio del mercato che divorano la vita delle persone e compromettono la coesione sociale e il futuro del paese.
Chiediamo a tutte le persone, le associazioni e i movimenti che condividono queste ragioni di sostenere la lotta dei metalmeccanici e di firmare questo nostro appello.

Per firmare l’appello clicca qui oppure visita il sito della Fiom
http://www.sinistraeliberta.eu/vetrina/uniti-ce-la-possiamo-fare-lappello-della-fiom

domenica 23 gennaio 2011

UMBRIA: GIGI BORI CONFERMATO COORDINATORE REGIONALE DI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'



Ieri sera, 21 gennaio 2011, l'Assemblea eletta dal primo Congresso regionale umbro di SEL, che si è svolto lo scorso 15 gennaio, ha tenuto la sua prima riunione, durante la quale è stato eletto all'unanimità il portavoce uscent...e Gigi Bori come Coordinatore Regionale, secondo i nuovi ruoli previsti dallo statuto di Sinistra Ecologia Libertà.
E' seguita poi una lunga e articolata discussione sulle sfide che attendono SEL in Umbria, l'affermazione ed il radicamento di un partito nuovo in tutti i territori, che sappia ascoltare e comprendere la realtà attuale umbra, i suoi molteplici problemi, e le sue paure e quindi si faccia portatore di un progetto concreto di una nuova Sinistra per il nuovo millennio, che possa dare risposte e nuovi progetti fuori dalle vecchie logiche di poltrone, spartizioni ed alleanze a tavolino. Come dice il nostro Presidente Nichi Vendola, una nuova narrazione.

Sabato 22 gennaio 2011

http://www.selumbria.org/umbria/gigi-bori-confermato-coordinatore-regionaleMostra tutto


giovedì 13 gennaio 2011

BASTIA UMBRA: NO ALLA RIAPERTURA AL TRAFFICO DI PIAZZA MAZZINI



SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
CIRCOLO SANDRO PERTINI BASTIA UMBRA

Comunicato stampa

BASTIA UMBRA: MANIFESTAZIONE DEL CENTROSINISTRA CONTRO LA RIAPERTURA AL TRAFFICO DI PIAZZA MAZZINI.

" Salviamo Piazza Mazzini ": con questa parola d'ordine tutto il centrosinistra (Sel, Pd, Idv, Prc ,Psi, Sinistra Critica ) della città manifesterà sabato 15 gennaio 2011 alle ore 16 .Sarà questa l'occasione anche per avviare la campagna di raccolta firme contro la riapertura al traffico di piazza Mazzini, per riproporre una politica che tuteli e valorizzi il centro storico attraverso la sua riqualificazione, per rilanciare sul serio la storica presenza di attività commerciali ed artigianali e altre strutture per l'aggregazione dei cittadini. No al traffico selvaggio e al caos, no ai parcheggi inutili, si alla piazza come luogo d'identità, punto d'incontro e di socializzazione. Nel corso della manifestazione e per tutto il pomeriggio è prevista animazione teatrale per adulti e bambini.Il Circolo Sandro Pertini di Sinistra Ecologia Libertà è contrario a questa costosa ed inutile scelta dell'amministrazione comunale di centrodestra che si muove in totale controtendenza con le politiche per il rilancio dei centri storici avviate dalla gran parte degli altri comuni della regione Umbria.Qualcuno in questi giorni ha definito la riapertura al traffico dopo decenni di piazza Mazzini " una scelta da medioevo politico ". Sel ritiene molto più semplicemente che si tratti di una operazione di bassissimo profilo che accontenta qualche sparuto sostenitore locale della maggioranza che governa Bastia Umbra ma danneggia allo stesso tempo tutta la collettività. E' proprio il caso di dire una giunta con " poche idee, provvisorie e anche confuse ".

Sinistra Ecologia Libertà
Circolo Sandro Pertini di Bastia Umbra

Giovedi 13 gennaio 2011

Il portavoce
Stefano Paffarini

sabato 8 gennaio 2011

UMBRIA : 1° CONGRESSO REGIONALE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'.


BASTIA UMBRA: " AUTO IN CENTRO ? NO GRAZIE ", AL VIA LA RACCOLTA FIRME.













Si è tenuta ieri, venerdì 7 gennaio, presso l'atrio del cinema teatro Esperia, la conferenza stampa congiunta delle forze politiche di centrosinistra di Bastia Umbra, unite contro il provvedimento della giunta di riaprire la centrale piazza Mazzini al traffico veicolare.

"Una scelta da medioevo politico", si legge nel testo della petizione popolare che verrà sottoposto alla cittadinanza bastiola, "che a nostro avviso è un danno alla collettività e rappresenta il fallimento della giunta comunale di Bastia": questo il cardine attorno al quale si sviluppa la contestazione dei partiti di opposizione.
"È una scelta che sa di antico", ha rimarcato Luigino Ciotti (Sinistra Critica), secondo cui la scelta di riportare le auto in centro è in controtendenza rispetto alle altre città le quali, al contrario, vanno nella direzione della creazione di interi quartieri senza automobili.
Stimolare un commercio morente è la motivazione alla base del provvedimento, fortemente voluto dal sindaco Ansideri, che determina la riapertura al traffico di piazza Mazzini, ma "il successo degli esercizi commerciali - ha aggiunto Ciotti - non dipende dalla presenza di parcheggi, ma da molti altri fattori".
Per Massimo Geoli (Sinistra Ecologia Libertà) ciò costituisce "un passo indietro che costituisce la scelta più facile; al contrario sviluppare nuove proposte è difficile, ma è l'unico modo per andare avanti".
Una "scorciatoia" anche per Angelo Arcangeli (Partito della Rifondazione Comunista), che sottolinea quanto la rivitalizzazione del centro sia "una sfida a cui le amministrazioni non possono sottrarsi, un investimento necessario per il futuro della città".
"Questa - ha aggiunto Massimiliano Gestroemi (Italia dei Valori) - è solo la prima delle grandi problematiche che affliggono l'attuale giunta, che ora, a distanza di nemmeno due anni dall'insediamento, cominciano ad emergere".
"Una città - ha concluso Vannio Brozzi (Partito Democratico) - si identifica con un punto di aggregazione che sia di richiamo per tutti, il quale, purtroppo, è dequalificato e declassato dalla riapertura al traffico della piazza. La soluzione proposta dalla giunta è insoddisfacente e occorrono idee nuove e, soprattutto, investimenti".
La rivitalizzazione del centro storico resta la questione principale, sulla quale il centrosinistra intende articolare un confronto ampio e propositivo con la popolazione nei prossimi 30-60 giorni, periodo durante il quale verrà avviata una raccolta firme contro il provvedimento in questione. Il testo della petizione verrà distribuito con volantini e affisso con manifesti nel territorio comunale.
Mantiene contorni vaghi, tuttavia, l'alternativa proposta dal centrosinistra, visto che al momento l'unica proposta concreta, appena accennata, è quella di riportare gli uffici pubblici nel centro storico.Per un maggiore pragmatismo non resta che attendere l'evolversi del confronto pubblico, già a partire dall'iniziativa di protesta prevista in piazza per sabato prossimo, 15 gennaio, alla presenza di esperti regionali e nazionali.
Per visionare il volantino clicca su Bastia: petizione popolare contro le auto in piazza Mazzini

















martedì 4 gennaio 2011

NOI STIAMO CON LA FIOM


Fausto Bertinotti, Luciano Gallino, Sergio Cofferati e altri : FIRMA

Abbiamo deciso di costituire un’associazione, «Lavoro e libertà», perché accomunati da una comune civile indignazione. La prima ragione della nostra indignazione nasce dall’assenza, nella lotta politica italiana, di un interesse sui diritti democratici dei lavoratori e delle lavoratrici. Così come nei meccanismi elettorali i cittadini sono stati privati del diritto di scegliere chi eleggere, allo stesso modo ma assai più gravemente ancora un lavoratore e una lavoratrice non hanno il diritto di decidere, con il proprio voto su opzioni diverse, di accordi sindacali che decidono del loro reddito, delle loro condizioni di lavoro e dei loro diritti nel luogo di lavoro.
Pensiamo ad accordi che non mettano in discussione diritti indisponibili. Parliamo, nel caso degli accordi sindacali, di un diritto individuale esercitato in forme collettive. Un diritto della persona che lavora che non può essere sostituito dalle dinamiche dentro e tra le organizzazioni sindacali e datoriali, pur necessarie e indispensabili. Di tutto ciò c’è una flebile traccia nella discussione politica; noi riteniamo che questa debba essere una delle discriminanti che strutturano le scelte di campo nell’impegno politico e civile.
La crescente importanza nella vita di ogni cittadino delle scelte operate nel campo economico dovrebbe portare a un rafforzamento dei meccanismi di controllo pubblico e di bilanciamento del potere economico; senza tali meccanismi, infatti, è più elevata la probabilità, come stiamo sperimentando, di patire pesanti conseguenze individuali e collettive. La seconda ragione della nostra indignazione, quindi, è lo sforzo continuo di larga parte della politica italiana di ridimensionare la piena libertà di esercizio del conflitto sociale. Le società democratiche considerano il conflitto sociale, sia quello tra capitale e lavoro sia i movimenti della società civile su questioni riguardanti i beni comuni e il pubblico interesse, come l’essenza stessa del loro carattere democratico.
Solo attraverso un pieno dispiegarsi, nell’ambito dei diritti costituzionali, di tali conflitti si controbilanciano i potentati economici, si alimenta la discussione pubblica, si controlla l’esercizio del potere politico. Non vi può essere, in una società democratica, un interesse di parte, quello delle imprese, superiore a ogni altro interesse e a ogni altra ragione: i diritti, quindi, sia quelli individuali sia quelli collettivi, non possono essere subordinati all’interesse della singola impresa o del sistema delle imprese o ai superiori interessi dello Stato.
La presunta superiore razionalità delle scelte puramente economiche e delle tecniche manageriali è evaporata nella grande crisi. L’idea, cara al governo, assieme a Confindustria e Fiat, di una società basata sulla sostituzione del conflitto sociale con l’attribuzione a un sistema corporativo di bilanciamenti tra le organizzazioni sindacali e imprenditoriali, sotto l’egida governativa, del potere di prendere, solo in forme consensuali, ogni decisione rilevante sui temi del lavoro, comprese le attuali prestazioni dello stato sociale, è di per sé un incubo autoritario. Siamo stupefatti, ancor prima che indignati, dal fatto che su tali scenari, concretizzatisi in decisioni concrete già prese o in corso di realizzazione attraverso leggi e accordi sindacali, non si eserciti, con rilevanti eccezioni quali la manifestazione del 16 ottobre, una assunzione di responsabilità che coinvolga il numero più alto possibile di forze sociali, politiche e culturali per combattere, fermare e rovesciare questa deriva autoritaria. Ci indigna infine la continua riduzione del lavoro, in tutte le sue forme, a una condizione che ne nega la possibilità di espressione e di realizzazione di sé.
La precarizzazione, l’individualizzazione del rapporto di lavoro, l’aziendalizzazione della regolazione sociale del lavoro in una nazione in cui la stragrande maggioranza lavora in imprese con meno di dieci dipendenti, lo smantellamento della legislazione di tutela dell’ambiente di lavoro, la crescente difficoltà, a seguito del cosiddetto “collegato lavoro” approvato dalle camere, a potere adire la giustizia ordinaria da parte del lavoratore sono i tasselli materiali di questo processo di spoliazione della dignità di chi lavora.
Da ultimo si vuole sostituire allo Statuto dei diritti dei lavoratori uno statuto dei lavori; la trasformazione linguistica è di per sé auto esplicativa e a essa corrisponde il contenuto. Il passaggio dai portatori di diritti, i lavoratori che possono esigerli, ai luoghi, i lavori, delinea un processo di astrazione/alienazione dove viene meno l’affettività dei diritti stessi. Come è possibile che di fronte alla distruzione sistematica di un secolo di conquiste di civiltà sui temi del lavoro non vi sia una risposta all’altezza della sfida? Bisogna ridare centralità politica al lavoro. Riportare il lavoro, il mondo del lavoro, al centro dell’agenda politica: nell’azione di governo, nei programmi dei partiti, nella battaglia delle idee. Questa è oggi la via maestra per la rigenerazione della politica stessa e per un progetto di liberazione della vita pubblica dalle derive, dalla decadenza, dalla volgarizzazione e dall’autoreferenzialità che attualmente gravemente la segnano. La dignità della persona che lavora diventi la stella polare di orientamento per ogni decisione individuale e collettiva.
Per queste ragioni abbiamo deciso di costituire un’associazione che si propone di suscitare nella società, nella politica, nella cultura, una riflessione e un’azione adeguata con l’intento di sostenere tutte le forze che sappiano muoversi con coerenza su questo terreno.

Fausto Bertinotti, Sergio Cofferati, Gianni Ferrara, Luciano Gallino, Francesco Garibaldo, Paolo Nerozzi, Stefano Rodotà, Rossana Rossanda, Aldo Tortorella, Mario Tronti............

Per aderire all’appello clicca qui