mercoledì 26 maggio 2010

REFERENDUM SUL " LEGITTIMO IMPEDIMENTO " : PERCHE' PARTECIPIAMO ALLA RACCOLTA DELLE FIRME



Fin dalla riunione del suo Comitato Nazionale del 17 Aprile, Sinistra Ecologia e Libertà ha espresso il proprio impegno nella raccolta delle firme per promuovere il referendum – indetto dall’IdV – abrogativo della legge sul “legittimo impedimento.

Questa legge introduce, per via ordinaria, uno scudo per Ministri e Presidente del Consiglio volto a giustificare in modo di fatto permanente la loro assenza dalle aule dei tribunali se convocati nella veste di imputati in udienze penali.

Si specifica che queste norme hanno carattere temporaneo fino a quando, cioè, non entrerà in vigore la legge costituzionale recante la disciplina organica delle prerogative del premier e dei ministri ( il nuovo “lodo”) e comunque non oltre 18 mesi dalla sua entrata in vigore.

La maggioranza ha dunque un anno e mezzo di tempo, più o meno, per varare, con la procedura del 138, lo scudo salvaprocessi di carattere costituzionale. Una proposta è stata di recente depositata al Senato.

Ma certamente neanche a quel punto Berlusconi, Scajola, Matteoli e compagnia dormiranno sonni tranquilli giacché l’art.138 prevede il cosiddetto “referendum confermativo” senza quorum e non c’è dubbio che sarà quello l’appuntamento decisivo per i numerosi e spesso goffi tentativi, impropriamente definiti “lodo” ( Meccanico, Schifani, Alfano, etc) volti a garantire l’impunità per Silvio Berlusconi.

E’ chiaro che la sconfessione per via elettorale dello scudo costituzionale, getterà una pietra tombale su tutti quei tentativi e su una idea di giustizia diseguale e ad personam. Senza alcun dubbio saremo in prima fila in quella battaglia.

Perché allora sostenere il referendum abrogativo di una legge (legittimo impedimento) destinata comunque ad esaurire a breve la sua efficacia ? Non sarebbe meglio risparmiare energie e cartucce referendarie per la prova decisiva ? E’ una domanda sensata che ci siamo posti anche noi, ma abbiamo deciso di aderire a questa raccolta di firme per tre ragioni.

Si tratta in ogni caso di una mobilitazione contro un Governo pericoloso che proprio sul tema della giustizia sta tentando una operazione di scasso dei principi costituzionali.
La legge sul “legittimo impedimento” è chiaramente incostituzionale, perché soltanto la Costituzione può derogare – ma deve farlo comunque in modo argomentato e ragionevole- al principio di uguaglianza
Che agisca per via ordinaria o costituzionale, a noi ripugna l’idea stessa che chi governa, invece di dimostrare ogni giorno la propria onestà e la propria dirittura morale, possa essere anche un criminale patentato : l’importante è che non debba essere chiamato in giudizio per i reati commessi. E’ una logica mostruosa dal punto di vista etico, prima ancora che politico o giuridico .Anche la legge sul “legittimo impedimento” è figlia di questa logica aberrante.
Queste sono le buone ragioni che ci fanno condividere la raccolta di firme per il referendum abrogativo. Ci impegneremo a fondo per questo.

Anche di qui passa l’alternativa.

Carlo Leoni

Sinistra Ecologia Libertà

Lunedi 24 maggio 2010

GRANDE SUCCESSO IN UMBRIA DELLA CAMPAGNA REFERENDARIA " L'ACQUA NON SI VENDE ", SUPERATE LE 8000 FIRME !


Straordinaria mobilitazione popolare in tutta la regione per la raccolta delle
firme e lunghe file a i banchetti dei cittadini che vogliono sottoscrivere i
referendum.

>Già nel 2007 circa 4500 cittadini umbri firmarono per la proposta di legge d’
>iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua.
>A febbraio scorso 1300 cittadini di Perugia hanno presentato in Consiglio
>Comunale la proposta di delibera di modifica dello Statuto per dichiarare il
>servizio idrico privo di rilevanza economica per cacciare i privati e
tornare
>ad una gestione pubblica e partecipata, ma non sono stati ascoltati, a
>differenza degli interessi dei privati!
>A meno di un mese dall’inizio della campagna referendaria per l’acqua
>pubblica, in Umbria sono state raccolte più di 8000 firme, un chiaro segno
della volontà popolare a tornare indietro sul percorso di privatizzazione
dell'acqua portato avanti finora dai comuji umbri!
Sull'acqua ora decidiamo noi: pubblica e partecipata!
l'acqua è un bene comune privo di rilevanza economica che deve essere gestito
fuori dalle regole del mercato!

Comitato Umbro Acqua Pubblica

venerdì 21 maggio 2010

VERSO IL CONGRESSO DI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA': TESSERAMENTO 2010

GLI IMPEGNI DI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' CONTRO IL NUCLEARE





Contro la scelta nucleare decisa dal Governo, SEL ritiene indispensabile costruire una forte mobilitazione capace di contrastare questa scelta sia per ragioni economiche che sociali e ambientali. La critica alla decisione dell’IDV di promuovere solitariamente il referendum contro il nucleare, richiede uno sforzo complessivo per allargare lo schieramento di lotta e l’utilizzo di strumenti differenziati di azione politica. Per queste ragioni SEL decide di sostenere nei prossimi mesi la mobilitazione antinucleare attraverso:

1) La raccolta di firme sulla legge di iniziativa popolare per l’energia pulita, promossa dal Comitato “No al Nucleare, Si alle energie rinnovabili”
2) La promozione di referendum regionali contro la localizzazione dei siti nucleari
3) La partecipazione alla raccolta di firme sui referendum nazionale va il più possibile legata alla costituzione di comitati unitari locali e di un comitato nazionale contro il nucleare, al fine di promuovere la massima trasversalità del movimento

La Segreteria Nazionale di Sinistra Ecologia Libertà

Martedi 18 Maggio 2010

G8 GENOVA 2001, CENTO ANNI DI CONDANNE




di Gennaro Migliore

Una sentenza esemplare. Dopo nove anni e molteplici tentativi di impedire l’accertamento della verità, sul piano giudiziario si è scritta una sentenza che permette a tutti i protagonisti dell’epoca di rispecchiarsi in fatti e storie che corrispondono alla nostra memoria diretta e a quella collettiva. Nove anni sono tanti e, proprio per questo, molti reati sono finiti in prescrizione. Ma l’importanza della sentenza di ieri è data dal complesso delle condanne che, implacabilmente, ricostruiscono il contesto, la decisione, la catena di comando e i successivi atti di depistaggio che furono la cornice entro sui si iscrissero gli inauditi atti di violenza perpetrati alla Diaz.

Il reato contestato è, infatti, quello di “falso ideologico”. I tutori della legge, ai loro massimi livelli, che hanno costruito un castello di menzogne per giustificare la sospensione della democrazia e la furia repressiva che si scatenò in quei giorni. La sentenza, quando leggeremo le motivazioni, probabilmente farà luce su molti punti di questa azione congiunta e criminosa. Il pianto liberatorio di Mark Cowell, un mediattivista inglese ridotto in fin di vita dalle primissime cariche di quella notte cilena, portano a galla un cumulo di emozioni e di durezze che si erano cristallizzate nella nostra memoria. Conobbi Mark Cowell il 20 luglio, proprio al media center della Diaz.

Allora si faceva chiamare Sky e mi colpì per la passione con cui partecipava a quella narrazione collettiva di giorni già pieni di orrori. Nel pomeriggio del 21, poco dopo la conclusione della manifestazione di chiusura, anche quella selvaggiamente caricata, ci ritrovammo davanti alla Diaz, perché eravamo sconvolti e volevamo trovare le parole per raccontare ciò che fin lì era successo. Avevano ucciso Carlo, avevano caricato ragazzi inermi, volevano toglierci il diritto di ribellarci all’insopportabile governo oligarchico dei G8. Ci lasciammo con l’intenzione di ricostruire un racconto comune di quelle giornate.

Lui era lì in mezzo al vialetto che separava le due scuole, la Pertini, che ospitava centinaia di ragazzi italiani e stranieri, e la Diaz, dove c’era il media center. Poco dopo Mark si trovava lì, mentre le squadre di picchiatori in divisa entravano senza sforzo in quello che doveva essere il covo dei pericolosi black block. A lui sfondarono un polmone, a chi dormiva nella scuola ruppero le ossa in quella “macelleria messicana” che per primo denunciò Michelangelo Fournier, rompendo l’intollerabile omertà che fin lì era calata tra i responsabili diretti di quel massacro.

Oggi, i cento anni di condanne e gli altrettanti di interdizione dai pubblici uffici, sono un pezzo fondamentale di quella verità troppo a lungo negata. Perciò sono inaccettabili le dichiarazioni di chi, come il ministro Maroni, dice che “tutti resteranno ai loro posti”. Hanno fatto carriera gli autori materiali dei pestaggi. Oggi dirigono strutture dei servizi, importanti uffici antiterrorismo, questure, spesso sono stati lodati e apprezzati per le loro attività investigative. Ma è intollerabile che quei giorni, quelle menzogne, possano essere coperte dal governo e dagli apparati dello Stato. Nessuno può rimanere a dirigere strutture sensibili se abbia ricevuto condanne penali così alte e per di più in appello. In attesa dell’eventuale pronunciamento della Cassazione, devono immediatamente essere rimossi. La sentenza dice che fu una preordinata violenza contro cittadini inermi e che l’intera catena di comando operativa ne porta le responsabilità.

A questo punto però la verità va a maggior ragione ricercata con più forza. Se i più alti vertici della polizia concertarono quelle azioni criminose, è possibile che non vi fosse un ordine dato ancora più dall’alto? È possibile sapere chi, quando e perché ha deliberatamente deciso di reprimere con la violenza uno dei più importanti movimenti sociali degli ultimi cinquant’anni? Sono domande che richiedono una verità supplementare a quella, determinante, ottenuta per via giudiziaria. Richiedono una verità storica. Per questo, quando eravamo in Parlamento, chiedemmo una commissione d’inchiesta sui fatti di Genova, che fu bocciata con i voti della destra e dell’Idv. Per questo la chiediamo ancora. Per noi, quando il potere stravolge la democrazia e abusa della verità, è un potere pericoloso.

Oggi, proprio perché possiamo piangere per l’emozione di aver ottenuto un pezzo di quella verità, non chiediamo altro che sapere ancora.

Mercoledi 19 maggio

LO STATUTO DEI DIRITTI DEI CITTADINI LAVORATORI






“Il 20 Maggio di 40 anni fa entrava in vigore lo statuto dei lavoratori; oggi si sta procedendo al suo smantellamento. Ricordarne la ricorrenza è anche un modo per organizzarne la difesa. Tratto dal sito della CGIL, pubblichiamo un articolo di Di Vittorio che risulta sorprendentemente attuale.”


La proposta da me annunciata al recente Congresso dei Sindacati chimici – di precisare in uno Statuto i diritti democratici dei lavoratori all’interno delle aziende – ha suscitato un enorme interesse fra le masse lavoratrici d’ogni categoria. Il Congresso della Camera del Lavoro di Mantova, per esempio, ha chiesto che lo Statuto stesso venga esteso anche alle aziende agricole. E qui è bene precisare che la nostra proposta, quantunque miri sopratutto a risolvere la situazione intollerabile che si è determinata nella maggior parte delle fabbriche, si riferisce, naturalmente, a tutti i settori di lavoro, senza nessuna eccezione.

Le prime reazioni padronali alla nostra proposta sembrano, invece, per lo meno incomprensibili. «Il Globo», infatti – giornale notoriamente ispirato dagli ambienti industriali – pretende che io, avanzando la proposta dello Statuto, avrei dimenticato «troppe cose». Che cosa? Ecco: «che gli stabilimenti non sono proprietà pubblica ma ambienti privati di lavoro nei quali l’attività di tutti, dirigenti e imprenditori compresi, è vincolata e coordinata al fine produttivo da raggiungere»; che esistono i contratti di lavoro, «nei quali sono previsti i doveri e i diritti dei lavoratori nell’ambito del rapporto contrattuale»; che esistono le Commissioni interne, ecc. ecc. È giusto. Tutte le cose che ricorda «Il Globo» esistono; e nessuno lo ignora.

Il giornale degli industriali, però, dimentica un’altra cosa, che pure esiste: è la Costituzione della Repubblica, la quale garantisce a tutti i cittadini, lavoratori compresi, una serie di diritti che nessun padrone ha il potere di sopprimere o di sospendere, nei confronti di lavoratori. Non c’è e non ci può essere nessuna legge la quale stabilisca che i diritti democratici garantiti dalla Costituzione siano validi per i lavoratori soltanto fuori dall’azienda. È vero che le fabbriche sono di proprietà privata (non è qui il caso di discutere questo concetto), ma non per questo i lavoratori divengono anch’essi proprietà privata del padrone all’interno dell’azienda. Il lavoratore, anche sul luogo del lavoro, non diventa una cosa, una macchina acquistata o affittata dal padrone, e di cui questo possa disporre a proprio compiacimento.

Anche sul luogo del lavoro, l’operaio conserva intatta la sua dignità umana, con tutti i diritti acquisiti dai cittadini della Repubblica italiana. Se i datori di lavoro avessero tenuto nel dovuto conto questa realtà, chiara e irrevocabile – e agissero in conseguenza – la necessità della mia proposta non sarebbe sorta; non avrebbe dovuto sorgere.

Il fatto è, invece, che numerosi padroni si comportano nei confronti dei propri dipendenti come se la Costituzione non esistesse. Si direbbe che la parte più retriva e reazionaria del padronato (la quale non ha mai approvato la Costituzione, ma l’ha subita, a suo tempo, solo per timore del «peggio»), mentre trama per sopprimerla, l’abolisce, intanto, all’interno delle aziende.

L’opinione pubblica ignora, forse, che in numerose fabbriche s’è istaurato un regime d’intimidazione e di terrore di tipo fascista che umilia e offende i lavoratori. I padroni e i loro agenti sono giunti al punto d’impedire ai lavoratori di leggere il giornale di propria scelta e di esprimere una propria opinione ai compagni di lavoro, nelle ore di riposo, sotto pena di licenziamento in tronco. Si è giunti ad impedire ai collettori sindacali di raccogliere i contributi o distribuire le tessere sindacali, durante il pasto o prima e dopo l’orario di lavoro.

Se durante la sospensione del lavoro, l’operaio legge un giornale non gradito al padrone, o l’offre a un collega, rischia di essere licenziato. Si è osato licenziare in tronco un membro di Commissione Interna perché durante la colazione aveva fatto una comunicazione alle maestranze. Si pretende persino che la Commissione Interna sottoponga alla censura preventiva del padrone il testo delle comunicazioni da fare ai lavoratori. Peggio ancora: si è giunti all’infamia di perquisire gli operai all’entrata della fabbrica, per assicurarsi che non portino giornali o altri stampati invisi al padrone.

Tutto questo è intollerabile. E tutto questo non è fatto a caso, né per semplice cattiveria. Tutto questo è fatto per calcolo; è fatto per affermare e ribadire a ogni istante, in ogni modo, l’assolutismo padronale onde piegare il lavoratore a uno sforzo sempre più intenso, a un ritmo di lavoro sempre più infernale, alla fatica più massacrante, sotto la minaccia costante del licenziamento. E tutti sono in grado di misurare la gravità di questa minaccia, in un Paese di disoccupazione vasta e pertinente come il nostro.

È un fatto che l’instaurazione di questo assolutismo padronale nelle fabbriche è accompagnata da un aumento crescente del ritmo del lavoro. Il supersfruttamento dei lavoratori è giunto a un tale punto da determinare un aumento impressionante degli infortuni sul lavoro (anche mortali) e delle malattie professionali, come abbiamo ripetutamente documentato. Soltanto nelle aziende della Montecatini abbiamo avuto 35 morti per infortuni in un anno! Questa situazione non è tollerabile. Bisogna ripristinare i diritti democratici dei lavoratori all’interno delle aziende e porre un limite a queste forme micidiali di supersfruttamento.

Intendiamoci bene: noi non siamo contro la necessaria disciplina in ogni lavoro; ma deve trattarsi della disciplina normale, umana. Non contestiamo affatto che il lavoratore, durante le ore di lavoro, abbia lo stretto dovere di adempiere al suo compito professionale. E noi sappiamo bene che la generalità dei lavoratori concepisce l’adempimento scrupoloso del proprio dovere come primo fondamento della propria dignità professionale.

Ma fuori delle ore di lavoro durante il pasto, prima dell’inizio del lavoro e dopo la cessazione, i lavoratori sono, anche all’interno dell’azienda, liberi cittadini, in possesso di tutti i diritti garantiti agli altri cittadini, per cui hanno l’incontestabile diritto di parlare, di esprimere liberamente le loro opinioni, di distribuire le tessere della propria organizzazione, di collettare i contributi sindacali, ecc. ecc., così come hanno il diritto di farlo fuori della fabbrica. Il «vincolo contrattuale» con l’azienda – di cui parla «Il Globo» – è un vincolo di lavoro, non di coscienza. Ottenuto il lavoro dovuto dall’operaio, il padrone non deve pretendere null’altro.

Naturalmente, le minacce e gli abusi di cui sono vittime quotidianamente numerosi lavoratori, danno spesso luogo a proteste collettive, ad agitazioni, a scioperi. Se si continuasse ad andare avanti nel senso deplorato, queste agitazioni sarebbero destinate a moltiplicarsi e a generalizzarsi, dato che la situazione è giunta al punto estremo della sopportabilità. Dalle fabbriche e da altri luoghi di lavoro si leva una protesta unanime, accorata, come sorgente da un bisognodi respirare, di sentirsi liberi, anche all’interno delle aziende.

La nostra proposta tende a risolvere la questione in modo pacifico e normale, mediante l’adozione d’uno Statuto che, ribadendo i diritti imprescrittibili dei lavoratori, non dia luogo né agli abusi lamentati, né alle agitazioni che ne conseguono. E poiché si tratta d’un interesse vitale e generale di tutti i lavoratori, senza distinzioni di correnti, riteniamo perfettamente possibile un accordo con le altre organizzazioni sindacali, sia nella formulazione dello Statuto che propugniamo, sia nell’azione da svolgere per ottenerne l’adozione.

Giuseppe Di Vittorio

martedì 18 maggio 2010

ALEX ZANOTELLI AD ASSISI: " SORA ACQUA E IL FUTURO DEL MONDO ".


Il Circolo Sandro Pertini di Bastia Umbra di Sinistra Ecologia Libertà insieme a rappresentanti del Comitato Regionale " Acqua Pubblica " e altri cittadini ha allestito nella giornata di ieri lunedi 17 maggio un banchetto per la raccolta firme per i referendum nazionali perla ri-pubblicizzazione dell'acqua.
Alle ore 19, al Teatro Lyrick di Santa Maria degli Angeli, in occasione delle iniziative promosse dalla Diocesi di Assisi, Nocera Umbra, Gualdo Tadino dal 15 al 23 maggio 2010, Padre Alex Zanotelli ha parlato sul tema " Sora Acqua e il futuro del mondo ".

lunedì 17 maggio 2010

LUTTO PER LE MORTI IN AFGHANISTAN.MA NON SOLO.





Sono morti due militari italiani a Bala Murghab, in Afghanistan, e altri due sono rimasti feriti. Prima di tutto il cordoglio per queste morti, il sentimento di vicinanza alle famiglie così duramente colpite, il lutto.

Ma è un “prima di tutto” che non mette in secondo piano quanto andiamo ripetendo da tempo, con insistenza. L’attentato ai militari italiani è la conseguenza della guerra infinita che si sta combattendo in Afghanistan e a cui il nostro Paese partecipa mentre dovrebbe tirarsene fuori rapidamente. Da tempo, da sempre. Oggi più che mai. Non c’è nessuna utilità in questa missione, non è vero ciò che in queste ore vanno ripetendo come un disco rotto quasi tutti gli esponenti della maggioranza e dell’opposizione. Non c’è nessuna utilità, perché la guerra che il presidente Obama ha ereditato dal suo predecessore e a cui non ha avuto la forza di porre fine, è una guerra senza scampo, che asciuga ingenti risorse finanziarie, semina odio tra le popolazioni locali verso gli occupanti, non porta a nessun punto fermo ma moltiplica tutti i problemi.

Chiediamo il ritiro delle truppe italiane. Chiediamo contestualmente che l’Italia si renda protagonista di un’iniziativa in sede europea, presso la Nato, presso tutti i Paesi che hanno interessi strategici in quella zona del mondo – Pakistan, India, Cina, Russia e Stati Uniti – affinché, se l’Afghanistan deve essere aiutato, come noi pensiamo che debba, sia aiutato esclusivamente per via civile, cooperativa, solidaristica.

Cessi la presenza della Nato, cessino le campagne militari fatte a suon di bombe, bombardamenti e rastrellamenti del territorio. Cessi la retorica della pacificazione prossima ventura. Il nostro Paesi annunci subito, con atto autonomo e unilaterale, la volontà di ritirare i suoi contingenti. In forma chiara, ripristinando cos’ anche il violato articolo 11 della Costituzione.

Sono allarmanti le dichiarazioni di routine che esponenti della maggioranza, ma anche dell’opposizione, vanno facendo in queste ore. “La missione deve andare avanti”, “L’Italia ha obblighi internazionali a cui non può venir meno”, “Pace e democrazia in Afghanistan dipendono dalla continuazione della missione”. Non è vero nulla, come i fatti quotidianamente dimostrano. Dopo l’ennesimo attentato ai militari italiani, dopo l’ennesimo lutto che colpisce il nostro Paese, ci vorrebbe almeno la manifestazione di un senso di responsabilità, almeno la disponibilità a riflettere seriamente, come invoca Rosy Bindi, portando nelle aule parlamentare una discussione reale sulla questione.

Invece è confermata la volontà di fare della partecipazione a guerre, conflitti, prove di forza militare, un segno distintivo della politica estera italiana e di sottrarre scelte di queste genere al controllo, alla discussione e alle decisioni del Parlamento.

Noi non vogliamo abbandonare l’idea che il nostro Paese possa fare una scelta autonoma, di libertà e di pace. Un atto unilaterale, da costruire oggi, per far tornare in Italia i nostri militari. E per cercare altre vie.

Per questo, mentre dichiariamo il cordoglio per la morte del sergente Massimiliano Ramadù e del caporal maggiore Luigi Pascazio, diciamo con altrettanta chiarezza che occorre mettere la parola fine a quella missione.

Elettra Deiana

Coordinamento Nazionale
Sinistra Ecologia Libertà

venerdì 14 maggio 2010

SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' E NICHI VENDOLA ALLA MARCIA DELLA PACE PERUGIA-ASSISI


Sinistra Ecologia Libertà, come già scritto, aderisce alla marcia della pace Perugia-Assisi di domenica 16 maggio. Per quanto riguarda la partenza saremo in compagnia di Nichi Vendola, portavoce nazionale di Sinistra EcologiaLibertà.

L’appuntamento è alle ore 8 all’incrocio dell’arco di via san Girolamo, sotto il semaforo dalla parte di via San Domenico

Qui la mappa

I riferimenti sono il portavoce regionale Gigi Bori 3293811817 ed il portavoce provinciale Fabio Faina 3357214506.

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Ecco il testo dell’adesione di Sinistra Ecologia Libertà:
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Sinistra Ecologia Libertà aderisce alla Marcia Perugia Assisi e riafferma il proprio impegno per la costruzione della pace e della giustizia tra i popoli. Proprio perché pensiamo che la pace non sia una declamazione di principio ma un progetto politico, crediamo sia importante sottolineare alcune problematiche di grande attualità a livello internazionale.

In un mondo oggi attraversato da conflitti decennali, quali quello in Medio Oriente, o da una guerra devastante come in Afghanistan, l’opzione della pace non può non essere al centro delle iniziative e delle priorità di chi ha a cuore la pace. La recente vicenda che ha visto coinvolti operatori italiani ed afghani di Emergency dimostra che in quel paese ogni testimone è di troppo, e che senza verità quel popolo non potrà mai avere né pace né giustizia.

Sinistra Ecologia Libertà ritiene importante impegnarsi per il ritiro delle truppe italiane dall’Afghanistan, come segnale di rottura per aprire una prospettiva diversa per la soluzione del conflitto, che veda un protagonismo nuovo delle Nazioni Unite, e la fuoriuscita della NATO dal quel teatro di guerra.

A tal fine SEL chiede che il governo italiano, contestualmente al disimpegno militare del nostro Paese, avvii una forte iniziativa diplomatica al fine di giungere ad una soluzione negoziata del conflitto, ed al rafforzamento della presenza civile e disarmata nel paese.

Non si può poi tacere sul dramma che continua ad affliggere il popolo palestinese, un dramma ormai relegato solo all’emergenza umanitaria. Crediamo sia invece essenziale rilanciare un’iniziativa a tutto campo volta a rimettere al centro i diritti e la dignità del popolo palestinese, riattivando canali di mediazione propri della diplomazia internazionale, anche sulla scia delle iniziative dell’Amministrazione Obama che hanno riacceso i riflettori sul conflitto e sulle responsabilità del governo israeliano. Altrettanto importante è la costante iniziativa dal basso. Accanto a ciò la comunità internazionale si dovrà adoperare per dare pronta applicazione delle raccomandazioni del Rapporto Goldstone e delle 5 risoluzioni del Consiglio ONU sui Diritti Umani.

Crediamo che oggi le prospettive di disarmo nucleare siano maggiori che in passato e per questo chiediamo che l’Italia faccia la propria parte, chiedendo lo smantellamento immediato delle testate nucleari tattiche americane ancora presenti sul territorio nazionale, e sostenendo a livello internazionale la Convenzione internazionale su disarmo nucleare, oltre alla creazione di una zona libera da armi nucleari in tutto il Medio Oriente, Israele ed Iran inclusi.

Mentre miliardi di dollari vengono spesi per le armi (l’Italia oggi vede la sua spesa militare e le sue esportazioni di armi crescere a livelli record), o per il salvataggio di banche ed istituti finanziari che con le loro attività speculative hanno contribuito alla grave crisi finanziaria attuale, i fondi destinati alla cooperazione sono ad un minimo storico.

La riduzione delle spese militari assieme ad un ripensamento della cooperazione, dei suoi strumenti, e del ruolo dei soggetti pubblici e privati, crediamo siano altri imperativi imprescindibili, assieme alla costruzione di soluzioni giuste ed eque al problema del debito internazionale e del debito ecologico.

Da Cochabamba i movimenti sociali chiedono giustizia climatica, ed il riconoscimento dei diritti della Madre terra. Crediamo che questo appello non possa rimanere inascoltato, e siamo certi che attraverso il riconoscimento del debito ecologico e climatico da parte dei paesi ricchi del mondo si possa anche costruire una politica di prevenzione nonviolenta dei conflitti, oltre che sostenere una riconversione del modello di sviluppo.

Con queste proposte e queste intenzioni SEL aderisce alla Marcia Perugia Assisi, e riafferma il suo impegno a lavorare assieme a tutti i movimenti pacifisti e per un “altro mondo possibile” per costruire la pace, attraverso la giustizia sociale, economica ed ambientale.

Il Forum politiche internazionali di Sinistra Ecologia Libertà

mercoledì 12 maggio 2010

DOMENICA PROSSIMA.....

CAMPAGNA TESSERAMENTO 2010 DI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'




E' iniziata in tutta Italia la campagna tesseramento per l'anno 2010
di Sinistra Ecologia Libertà.
L'adesione si può fare direttamente online sul sito internet
http://www.sinistraeliberta.eu/
cliccando sul banner " ISCRIVITI " e seguendo le istruzioni.
La tessera costa euro 10,00 per studenti,disoccupati e pensionati ed euro 15,00 ( minimo )
per tutti gli altri.

Per chi intende iscriversi o rinnovare la tessera nei comuni di Assisi e Bastia Umbra
il locale Circolo Sandro Pertini ha predisposto anche un modulo da compilare che pubblichiamo.
Provvederemo noi periodicamente a trasmettere dati e quote via web al Coordinamento nazionale.
Per adesioni , consegna di moduli, informazioni:

- Tutti i lunedi ore 21.00 riunione pubblica presso la sede

Sinistra Ecologia Libertà
Circolo Sandro Pertini
Via Treves s.n.
Bastia Umbra (PG)

- Telefono: 3402646661

- Sito web: http://selbastiaumbra.blogspot.com/

- Facebook: http://www.facebook.com/group.php?gid=308124248666&ref=search&sid=602276246.4201522524..1


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Tesseramento 2010
Modulo di preiscrizione
ad uso dei Circoli territoriali
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Circolo di _____________

"Ho letto da qualche parte che gli uomini sono angeli con un'ala soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati............."

in chiusura del comizio per la vittoria delle primarie in puglia 2010, Nichi Vendola citando Don Tonino BELLO.

Parte il tesseramento 2010, verso il 1° congresso, del partito SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'. Non più adesione, ma tesseramento per dare il segno di una costruzione più solida.

Nome ________________
Cognome _________________________
Sesso: M F
Luogo di Nascita:
Sono nata/o all'estero O
Regione_______________________
Provincia ___
Comune ________________
Stato _________
Data di Nascita:
Hai già aderito a Sinistra Ecologia Libertà nel 2009?
No - Si
Residenza: Risiedo all'estero O
CAP_______
Indirizzo _________________________
n. civico _______
Città ____________
Provincia ___
Stato _____________
Telefono fisso ___________
Cellulare _______________
Email___________________
Informazioni personali
Titolo di studio ___________________
Professione________________
Azienda, Ente o Scuola____________
Ricopri incarichi?
No - Si
e quale/i? ______________
Sei iscritto al sindacato?
No - Si
e in quale? ___
Ricopri incarichi?
No - Si
e quale/i?___________
Incarichi istituzionali:
No – Si
Quale__________
In quale ente? ________________________
Sei una/o studentessa/te - disoccupata/o - pensionata/o?
No - Si
La quota minima per te è € 10,00/15.00, puoi comunque inserire una quota superiore.

QUOTA TESSERA: € ________,00


Intendo seguire principalmente le questioni:


Lavoro e Economia _
Sociale _
Ambiente _
Urbanistica _
Laicità e Diritti _
Cultura _
Comunicazione ed Informazione _
Scuola _
Pace e Cooperazione Internazionale _
Sanità _
Altro _

QUOTA TESSERA € ______________

Firma _______________________________

Data__________

sabato 8 maggio 2010

RACCOLTA FIRME ALLA MARCIA DELLA PACE " PERUGIA - ASSISI " DOMENICA 16 MAGGIO 2010


Domenica 16 maggio 2010, in occasione della Marcia della Pace 2010, verrà allestito a Santa Maria degli Angeli (Assisi ) un banco per la raccolta firme sui referendum per la ri-pubblicizzazione dell'acqua.
L'iniziativa è promossa da singoli cittadini, associazioni, ecc. perlopiù del comprensorio Valle Umbra Nord.
Non saranno presenti bandiere e simboli dei partiti o delle formazioni politiche che pure aderiscono a tutti i livelli a questa iniziativa ma eventualmente solo quelle delle associazioni che vorranno partecipare.
I banchetti per la raccolta firme saranno collocati all'inizio di Via Patrono d'Italia a Santa Maria degli Angeli, punto di grande visibilità perché tutti dovranno comunque passare per questa strada.
Saranno a disposizione i moduli vidimati per poter raccogliere le adesioni dei partecipanti che provengono da tutta Italia.
La raccolta firme inizierà alle ore 8,30 precise e andrà avanti tutta la giornata.
Si tratta di un impegno organizzativo forte ed è per questo che invitiamo tutte le associazioni locali e non, i singoli cittadini, ecc. a partecipare ( chiediamo non solo adesioni formali ma presenza reale ai banchetti ).

giovedì 6 maggio 2010

PERUGIA: CENA-INCONTRO CON NICHI VENDOLA


Venerdì 14 maggio 2010
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Ora: 19.00

Luogo: Ristorante Sodalizio S.Martino Via Pontani 15 (accanto all'istituto Capitini)
PERUGIA

Cena di sottoscrizione di Sinistra Ecologia Libertà.

L'orario (ore 19) è dovuto a successivi impegni del portavoce nazionale di Sinistra Ecologia Libertà a Perugia per partecipare ai lavori della ma Marcia per la Pace Perugia-Assisi.

VISTO L'ALTO NUMERO DI ADESIONI PERVENUTE, SIETE PREGATI DI COMUNICARE LA VOSTRA IL PRIMA POSSIBILE.

INFO E PRENOTAZIONI:
Perugia 335480424, 3357214506, 3387967174, 3930821947, 3472733412.
Zona Trasimeno 3470754838.
Todi-Marsciano 3493691186.
Alto Tevere 3406935137
Bastia Umbra -Assisi 3402646661

mercoledì 5 maggio 2010

ADESIONE DEL CIRCOLO SANDRO PERTINI DI BASTIA UMBRA ALLA MARCIA DELLA PACE PERUGIA-ASSISI DI DOMENICA 16 MAGGIO 2010

Il Circolo " Sandro Pertini " di Bastia Umbra di Sinistra Ecologia Libertà aderisce alla Marcia Perugia Assisi, che si terrà Domenica 16 maggio 2010 e riafferma il suo impegno a lavorare assieme a tutti i movimenti pacifisti e per un “altro mondo possibile” per costruire la pace, attraverso la giustizia sociale, economica ed ambientale.
Il Circolo Sandro Pertini organizzerà per l'occasione a Santa Maria degli Angeli ( Assisi ), insieme ad altre associazioni ambientaliste locali, movimenti e singoli/e cittadini e cittadine un banchetto raccolta firme per i referendum nazionali a favore della ri-pubblicizzazione dell'acqua.
Saranno disponibili i moduli per permettere ai partecipanti alla Marcia della Pace provenienti da tutta Italia di firmare per i tre quesiti referendari.

sabato 1 maggio 2010

PRIMO MAGGIO 2010: RICOMINCIARE DAL LAVORO PER RICOSTRUIRE L'ALTERNATVA




Questo anno a Maggio si celebra il quarantennale dello Statuto dei lavoratori mentre il Governo Berlusconi continua la sua opera di capovolgimento del diritto del lavoro e di destrutturazione dei contratti collettivi. Lo Statuto fu il compimento di una stagione di lotte per affermare la dignità del lavoro e dei lavoratori e aveva l’ambizione di riequlibrare la disparità di poteri all’interno del conflitto capitale-lavoro.

I datori di lavoro lo hanno sempre considerato un vincolo eccessivo per le imprese ed ora il ministro Sacconi si appresta a proporne una nuova stesura sotto il titolo di “Statuto dei lavori”. In questi anni di neo-liberismo il lavoro è stato sempre più trattato come una merce e sempre meno considerato strumento di progresso sociale oltre che economico: il passaggio da lavoratori a “lavori” indica proprio come l’impegno, la creatività e la fatica umana siano lontani dall’orizzonte politico del Governo.

Invece, se si vuole contrastare il dilagare della precarietà e qualificare il nostro tessuto produttivo, bisogna ripartire dal concetto costituzionale del lavoro come strumento della dignità e libertà della persona. Perciò anche in tempo di crisi economica e di perdita di posti di lavoro dobbiamo tendere ad un progetto di piena occupazione e ribaltare l’idea che sia possibile aumentare l’occupazione solo abbassando il costo del lavoro, cioè riducendo diritti e salario fino a configurare non solo nuove forme di sfruttamento ma vere e proprie forme di lavoro servile.

Quando i salari sono così bassi da non essere “sufficienti ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa” (art. 36 della Costituzione), quando ai lavoratori si richiede una totale disponibilità agli interessi d’impresa, quando il lavoro nero cresce persino nei settori del lavoro intellettuale, è evidente che il nostro modello di sviluppo si è inceppato e alla crescita economica non corrisponde più l’espansione del benessere delle persone.

Per proporre un’alternativa a questa situazione bisogna restituire dignità al lavoro, ridistribuire le risorse disponibili in modo da investire di più nelle attività che creano occupazione, unificare i diritti lavoristici per impedire la concorrenza sulla riduzione delle tutele e dei salari. In altre parole bisogna uscire dall’accettazione acritica delle regole del mercato e recuperare il protagonismo individuale e collettivo dei lavoratori.

Solo così potremo vincere la nuova arroganza dei datori di lavoro e del centro-destra. In altri tempi non sarebbe stato possibile il ricatto di Marchionne ai lavoratori di Pomigliano: “o accettate 18 turni e 80 ore obbligatorie di straordinario o porto altrove la produzione”. Neppure sarebbe stato possibile immaginare una legge come il DL 1167b che, con lo scopo di ridurre il rischio di contenzioso per l’impresa, toglie al lavoratore il diritto di ricorrere al giudice del lavoro esponendolo così all’arbitrio degli imprenditori.

Tutto questo è frutto della svalorizzazione del lavoro, alla quale non bisogna rassegnarsi. Proprio la vicenda del DL 1167b dimostra che, quando la mobilitazione dei lavoratori, del sindacato, dei partiti, dei mezzi di informazione rivela all’attenzione pubblica le possibili conseguenze delle proposte legislative ( in questo caso l’aggiramento dell’art.18 contro i licenziamenti senza giusta causa), è possibile ostacolare la riduzione dei diritti e la mercificazione delle prestazioni lavorative.

Per costruire un’alternativa al degrado civile, sociale e politico del nostro Paese bisogna ripartire da qui e dall’affermazione di condizioni di lavoro che non distruggano la dignità, il tempo e la vita stessa delle persone.

Il 1 Maggio ha per noi questo significato. Con questo spirito saremo a Rosarno e in tutte le piazze dove si celebrerà la Festa del Lavoro.

Betty Leone

Segreteria Nazionale
Sinistra Ecologia Libertà