venerdì 25 novembre 2011

AVERE CURA DI UN PAESE MIGLIORE




Di Fulvia Bandoli,

Presidenza nazionale di Sinistra Ecologia Libertà



Pubblichiamo l’introduzione di Fulvia Bandoli all’incontro nazionale di SEL sui temi del riassetto idrogeologico adattamento, messa in sicurezza e cura del territorio.



Ricorre in questi giorni l’anniversario della prima grande alluvione in... Italia e che coinvolse il Polesine e da allora, da quell’autunno, sono passati 60 anni. Quarantacinque anni fa quella di Firenze, ed eravamo ragazzini tante e tanti di noi quando andammo per giorni e giorni a toglier fango dai libri della biblioteca Nazionale. Proprio come i tanti ragazzi che hanno ripulito Genova nelle settimane scorse. E poi di seguito tutte le altre: quasi nessuna Regione risparmiata e a volte colpita più volte e in zone diverse, la Calabria e quel campeggio di ragazzi e adulti spazzato via a Soverato, la Campania e quella montagna di fango che si stacca e travolge Sarno, la Toscana in Versilia e in Lunigiana , il Piemonte tante volte ad Alessandria e ad Alba, la Sicilia in tante aree e colpita in queste ore e ancora una volta a Messina invasa dall’acqua e dalle frane come due anni fa, il Veneto,Vicenza e Venezia, la Liguria, le tante volte di La Spezia e il martirio di Genova ( alluvionata 29 volte in 50 anni). E queste sono solo quelle che al momento ricordo ma sui siti web le potete trovarle tutte e impallidire alla lettura.



E’ da oltre mezzo secolo dunque che sappiamo che tre quinti del nostro territorio nazionale è a rischio di alluvioni, frane, erosioni e dissesti di vario genere. E tra i tanti libri e le decine di ricerche e denunce ne ricordo soltanto uno, quello che ha forse il titolo più emblematico di tutti, “ Brandelli d’Italia” scritto da Antonio Cederna venti anni fa, maestro di tante e tanti di noi.



Da oltre dieci anni sappiamo che anche i cambiamenti climatici ( una realtà recente tutto sommato ma che tanti hanno sottovalutato e alcuni persino negato) hanno reso ancora più drammatica la situazione e ancora più fragile il territorio perché gli eventi climatici assumono per via del cambiamento del clima maggiore intensità e sono assai meno prevedibili.



Abbiamo dunque tanti dati, macro e anche dettagliati per ogni forma di dissesto, di erosione, di fenomeno franoso, dati forniti dal consiglio nazionale dei geologi, da molti ricercatori , dai metereologi, dalla protezione civile,dalle agenzie regionali per l’ambiente, dalle associazioni ambientaliste, certo sarebbe tempo che venissero raccolti in una carta geologica a scala minore e in carte geologiche regionali, ma non possiamo dire che ci manchi la conoscenza del dissesto e delle sue cause.



Sappiamo ad esempio che consumiamo più cemento pro capite di quanto se ne consumi negli Stati Uniti e che ogni anno 250000 ettari di territorio vengono cementificati ( da una ottima ricerca fatta da Sel Veneto e basata su indicatori verificabili e certi risulta ad esempio che negli ultimi 8 anni in quella Regione pur essendo aumentata la popolazione di 400.000 unità , i metri cubi costruiti , 128milioni di metri cubi, erano commisurati ad un aumento di 850.000 unità e queste case non solo erano il doppio di quelle necessarie ma avevano anche una tipologia adatta a classi medie e dunque alti costi, mentre i 400.0000 abitanti in più erano immigrati, anziani e giovani) e temo che lo stesso dato troveremmo anche in altre Regioni, come ad esempio troviamo Piani Casa sia in Lazio che in Liguria con caratteristiche che non fanno per nulla i conti con la fragilità del territorio



Sappiamo che il territorio agro silvo pastorale si riduce ad una velocità pazzesca, e che l’abbandono dell’agricoltura è un fattore in crescita costante che ha determinato minore controllo sul territorio e soprattutto nessuna attenzione alla riforestazione in particolare nelle aree pedemontane



Conosciamo, per averle visitate, decine di aree artigianali e di insediamenti abitativi costruiti nelle aree di esondazione dei fiumi (aree che non dovevano mai essere urbanizzate e che invece decine di varianti ai piani regolatori o prg inesistenti hanno consentito di urbanizzare), possiamo fare un lungo elenco di fiumi importanti e di torrenti tombinati , regimentati o deviati (pratica decennale che ha stravolto l’assetto idrogeologico di tantissimi bacini idrografici e che non andava autorizzata), vantiamo addirittura una centrale nucleare, quella di Caorso, costruita ai limiti dell’area di esondazione del Po. Non ci siamo fatti mancare nulla.



Tutte queste cause messe insieme hanno prodotto un dato che è solo italiano e che nessun altro paese d’Europa ha in tale grandezza.



Le risorse necessarie alla prevenzione e alla messa in sicurezza del nostro territorio nazionale si aggirano sui 40 miliardi di Euro mentre quelle realmente investite negli ultimi 20 anni sono state appena 400 milioni di euro. Al contrario per indennizzi,ricostruzioni e riparazione dei danni a posteriori si sono spesi (male e molto spesso per ricostruire negli stessi luoghi interessati da inondazioni e frane) 52 miliardi di euro in cinquant’anni e se sommiamo gli indennizzi post terremoti la cifra arriva a 213 miliardi di euro! Una cifra mostruosa! Che segnala meglio di molte altre quanto il nostro Paese non abbia mai scelto la prevenzione e la cura e come a causa di questa non scelta si siano spese il triplo delle risorse.



Certo possiamo e dobbiamo studiare ancora perché le caratteristiche morfologiche del territorio cambiano in fretta con il cambiare del clima e anche le strategie di adattamento si arricchiscono di nuove ipotesi e di rimedi possibili ma la sostanza non cambia ,da decine di anni sappiamo quel che andrebbe fatto, ma non lo abbiamo mai fatto :Passare dall’incuria alla cura del territorio, dalla speculazione selvaggia alla pianificazione sostenibile, dalla edilizia costruttiva alla edilizia di recupero e manutenzione, dall’intervento a posteriori alla prevenzione.



Non possiamo più sprecare soldi e natura, non vogliamo perdere altre vite umane , non possiamo far vivere milioni di persone in condizioni di insicurezza. Noi crediamo che la cura del territorio sia una grande riforma. La più grande opera pubblica di cui ha bisogno l’Italia. Per questa ragione l’assenza di qualsiasi riferimento ai temi della qualità dello sviluppo e alla sostenibilità ambientale nel discorso di insediamento del Presidente del Consiglio Monti ci ha delusi e ci preoccupa perché sono migliaia i cittadini italiani in lotta da mesi con il fango. Tra economia ed ecologia e tra ecologia e nuova occupazione vi sono molti più intrecci di quelli che tanti economisti assai poco innovatori e riformatori riescono a vedere: un territorio sicuro per i cittadini e per le attività produttive è la condizione prima di qualsiasi sviluppo possibile, e un paesaggio di qualità è la ricchezza fondamentale dell’Italia. Noi oggi rimettiamo, per l’ennesima volta, questo tema all’attenzione delle forze sociali,politiche e dei governi nazionale e locali attraverso una serie di proposte precise sulle quali inizieremo una campagna in tante città e paesi nelle prossime settimane. Se le proposte non convincono altri ne avanzino di diverse, se le fonti di finanziamento non sono giuste il Governo ne proponga altre, ma vanno trovate risorse, e in fretta, per rimettere il sicurezza l’Italia, perché su un paese che va sott’acqua una settimana si e l’altra pure non può farsi strada alcun tipo di sviluppo. Si parla ad ogni piè sospinto di crescita, noi siamo una sinistra che cerca invece di dire cosa può e deve ancora crescere e cosa invece non può più crescere.



E queste sono le nostre proposte:



-L’adozione da parte del Governo di un piano decennale ordinario per la messa in sicurezza stimabile in 40 miliardi di euro totali e finanziato annualmente dal 10% delle risorse che deriverebbero dalla Pat...rimoniale ( 1,5 miliardi su un totale che si aggirerebbe sui 15 miliardi),da un taglio delle spese militari quantificabile in circa 1,5 miliardi , da maggiori entrate derivanti dal contributo di solidarietà ( fino al 20 per cento) da applicarsi ai cosiddetti “ patrimoni rientrati con lo scudo fiscale” e per il primo anno anche dallo storno delle risorse attualmente destinate al Ponte sullo Stretto di Messina, un opera che non riteniamo prioritaria. Fino ad un totale di 4 miliardi l’anno.



- La richiesta ai Comuni di redigere entro 6 mesi Piani attuativi minimi per la messa in sicurezza e la delocalizzazione basati sui seguenti criteri: rinaturalizzazione dei fiumi e di tutti i piccoli e grandi corsi d’acqua , ristabilimento delle aree di esondazione dei fiumi e delle aree golenali, pulizia degli alvei e sistemazione degli argini, pulizia di tutti i percorsi in cui scorre acqua piovana ( fossi, torrenti urbani, tombini, fognature), riforestazione delle aree pedemontane. La rinaturalizzazione dei corsi d’acqua può oltretutto far riscoprire anche antichi usi dell’energia idrica per il cosiddetto micro e medio idroelettrico.



-Una norma nazionale che si propone ai Comuni e alle Regioni di recepire in tempi brevissimi ( date le competenze in materia soprattutto delle Regioni ) volta ad impedire nuove costruzioni in tutte le aree di pertinenza fluviale e nelle aree contigue e il consumo ulteriore di suolo agricolo.



- L’ istituzione di un Servizio Civile Giovanile Regionale ( della durata di sei mesi e retribuito) dedicato a lavori di manutenzione e ripulitura in accordo con i Comuni e la protezione civile. L’esempio di Genova nato sulla Rete e la massiccia partecipazione giovanile è stata stupefacente e da quella esperienza dovremmo trarre insegnamento. Spesso si parla di New Deal ,ebbene vorrei ricordare che nell’America di quegli anni, con grandi problemi di dissesto idrogeologico, il 14 marzo 1933, dieci giorni dopo essersi insediato alla Casa Bianca, il Presidente Roosevelt istituì i “Civilian Conservation Corps”. 300.000 americani dai 18 ai 25 anni, disoccupati furono messi al lavoro nei boschi e sui fiumi. Negli anni successivi, in varie campagne, due milioni di giovani lavoratori, complessivamente, piantarono 200 milioni di alberi, ripulirono il greto dei torrenti, ristabilirono aree golenali .Dunque si può fare, traduciamolo in italiano e proviamo a farlo.



- Il rafforzamento della filiera delle competenze , con un forte tasso di innovazione sia nella formazione delle nuove professioni ‘verdi’(sono sempre di più le università che offrono corsi di laurea in difesa e manutenzione del territorio,quali La Sapienza di Roma, Udine,Pavia) sia nella valorizzazione di geologi (oggi poche centinaia, con una flessione del 17% nelle iscrizioni ai corsi di laurea dal 2002 al 2009), ingegneri naturalistici, metereologi e climatologi, architetti paesaggisti,urbanisti ecocompatibili,agricoltori con funzioni di presidio del territorio. E’ necessario un incremento in quantità e qualità di questi nuovi lavori verdi.



- L’istituzione della figura di “ecologo condotto” per ogni Comune o territorio di più comuni con il compito di individuare le strategie di adattamento e mitigazione degli effetti del cambiamento climatico,coniugate a buone pratiche di manutenzione del territorio.



-“Adottare i fiumi” : il coinvolgimento delle Associazioni ambientaliste, del Volontariato e dei singoli cittadini in progetti pilota sul modello di quelli attuati da alcune associazioni per la pulizia delle spiagge e che riguardi invece il prendersi cura da parte delle comunità locali dei corsi d’acqua che sono nel proprio territorio.



- Incentivi fiscali alle attività agricole nelle aree a rischio idrogeologico e nelle aree svantaggiate. Affidamento diretto dei lavori di manutenzione e cura del territorio, di riforestazione, di rinaturalizzazione agli agricoltori e alle aziende agricole, come peraltro già previsto dalla L.97/94 e dalla L. 228/01 dando corso ad una idea di azienda agricola multifunzionale quasi mai attuata. Con la possibilità di sgravi fiscali fino al 55% sul modello di quelli che furono a suo tempo previsti per i lavori di manutenzione in edilizia ( con i necessari adeguamenti) e che diedero un ottimo esito. Assegnazione ,tramite bando pubblico, delle aree agricole di proprietà pubblica ai giovani agricoltori e contributo per il reinsediamento delle aziende agricole.



Il coordinamento nazionale di SEL e il Forum nazionale SEL BETA “beni comuni e territorio” promuovono nelle prossime settimane e mesi una campagna di discussione e di consultazione su queste proposte con iniziative e approfondimenti nelle Regioni, nei Comuni, nei bacini idrografici, aperte a tutte le forze sociali ed economiche, alle associazioni, ai tecnici e agli operatori del settore.



Di Fulvia Bandoli,




Ulteriori materiali sull’incontro saranno pubblicati nei prossimi giorni sul sito del Forum Sel Beta all’indirizzo www.forumselbeta.com



Venerdi 25 novembre 2011



http://www.sinistraecologialiberta.it/articoli/33805/

sabato 19 novembre 2011

TERRA NOSTRA




Fulvia Bandoli
Presidenza Nazionale
Sinistra Ecologia Libertà

Sono tre quarti del totale i Comuni italiani a rischio di alluvione, frane e dissesti di vario genere: non c’è alcun dubbio che questa sia l’opera pubblica più urgente e importante per il nostro Paese. Come  SEL lo sosteniamo non da oggi ma il 23 Novembre a Roma proviamo ad avanzare alcune proposte concrete agli operatori del settore, agli enti locali, alla protezione civile, alle associazioni ambientaliste e ed economiche. E le avanziamo anche al Governo Monti appena insediato, perché ci ha profondamente delusi  la mancanza di qualsiasi riferimento ai temi della qualità dello sviluppo e alla sostenibilità ambientale nel suo discorso di insediamento.
Pensiamo che tra economia ed ecologia ci siano molti più intrecci di quel che l’economia classica, sbagliando, ha sempre pensato, e sicuramente un territorio sicuro per i cittadini e per le attività produttive è la condizione prima di qualsiasi sviluppo possibile. Inoltre riteniamo che proprio la grande attenzione  che tutti dobbiamo prestare alle risorse scarse e a come le spendiamo sia un’ altra ragione che dovrebbe indurre ad esaminare con urgenza questo importante settore : servirebbero 40 miliardi di euro per mettere in sicurezza il territorio italiano e dieci anni di tempo,  negli ultimi venti anni sono stati investiti 400 milioni, ma la cifra che fa saltare sulla sedia è un’altra: dal dopoguerra ad oggi per interventi  e indennizzi a disastri avvenuti e dunque a posteriori sono stati spesi 52 miliardi di euro e se contiamo anche i terremoti la spesa arriva a 213 miliardi.  Possiamo andare avanti ancora in questo modo? Noi pensiamo di no e proveremo a dire la nostra con proposte concrete.

Venerdi 18 novembre 2011

http://www.sinistraecologialiberta.it/vetrina/terra-nostra/

giovedì 10 novembre 2011

DEMOCRAZIA. L'UNICA SCELTA PER FRONTEGGIARE LA CRISI.




Coordinamento Nazionale
Sinistra Ecologia Libertà

Giovedì 10 novembre 2011 


Se il ventennio fascista condusse nel baratro della guerra il paese, il quasi ventennio del populismo berlusconiano ha prodotto macerie economiche e sociali che ci hanno condotto al disastroso rischio di default attuale. Bisogna mettere la parola fine al dominio politico di Berlusconi, ma bisogna immediatamente guardarsi dalle insidie del berlusconismo. Ogni esperienza, anche quelle che intendono fronteggiare in buona fede l’evidente emergenza economico finanziaria, non possono sopportare l’ipoteca berlusconiana. Il rischio che un governo di emergenza diventi l’ancora di salvataggio del regime precedente è in campo, nonostante l’autorevolezza della figura di Mario Monti, prolungando una fase di incertezza che sarebbe dannosa per la nostra fragilissima finanza pubblica e per l’intera situazione economica del paese.
Siamo consapevoli che per affrontare la crisi ci sia bisogno di responsabilità e impegni straordinari. Siamo tuttavia convinti che per affrontare i prossimi anni sia necessario chiedere ai cittadini di scegliere su quali opzioni fondare un nuovo governo, condividendo gli oneri di una fase così drammatica per il paese. Per questo riteniamo che siano necessarie elezioni presto, per dare una prospettiva più certa e legittimata.
Un governo di emergenza non può che essere a tempo e con un immediato obiettivo:  fronteggiare l’emergenza dei conti con una patrimoniale vera, che non colpisca i cittadini che stanno già pagando gli effetti nefasti della recessione, e restituire la parola agli italiani con il voto. Il cambiamento è necessario, i cittadini e le cittadine italiane dovranno essere i protagonisti di questa fase. La democrazia è la più grande risorsa per la salvezza del nostro paese.